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IL FENOMENO DEL COSIDDETTO “REVENGE PORN”
Inoltre, il riferimento alla pornografia, alla quale è generalmente attribuito
un significato negativo e stigmatizzante, squalifica la volontà della vittima,
negandole la libertà di rappresentarsi o essere rappresentata nuda o in atti ses-
suali in contesti intimi. La condivisione dei dati avviene per lo più tramite la rete
(non solo su “siti di settore”, ma anche sui social network) e, soprattutto, tramite
le chat di messaggistica istantanea, ormai diffuse su tutti i dispositivi di comuni-
cazione di ultima generazione. L’effetto che ne scaturisce - come giustamente
osservato - è devastante: anche da una sola condivisione (magari avvenuta ini-
zialmente fra una cerchia ristretta di persone) è facile che si scateni una sorta di
aberrante effetto domino, in grado di azionare una scia rapida, insidiosa e
incontrollabile di ulteriori condivisioni verso un numero imprecisabile di sog-
getti estranei (i cosiddetti secondi distributori di immagini previamente pubbli-
cate da altri); così, in poche ore, le immagini e i video diffusi dal primo soggetto
possono diventare di dominio pubblico .
(5)
Sul piano dell’offensività, le condotte in oggetto presentano conseguen-
ze di estrema gravità, tra le quali spiccano le sofferenze psicologiche patite da
chi è ritratto nelle immagini divulgate: stando ai risultati di recenti ricerche,
l’ottanta per cento delle vittime svilupperebbe forme acute di stress emozio-
nale ed ansia, mentre il quarantasette per cento penserebbe almeno una volta
al suicidio . Le rimarchevoli lesioni della propria immagine e della propria
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dignità ed i condizionamenti che ne derivano nei rapporti sociali contribuisco-
no ad avvicinare gli effetti provocati dal revenge porn a quelli di una vera e propria
violenza sessuale, anche considerando che le immagini sono spesso accompa-
gnate da sufficienti informazioni per identificare il soggetto ritratto .
(7)
Il fenomeno, purtroppo, ha visto una crescita esponenziale negli ultimi
anni, anche in Italia, dove gli episodi di vendetta pornografica hanno talvolta
assunto contorni drammatici, risolvendosi finanche nel suicidio delle vittime,
esasperate dalla situazione creatasi a seguito della diffusione dei propri video o
scatti privati ; si è, dunque, giunti ad assistere a dei veri e propri casi di cyberbul-
(8)
lismo, secondo un’espressione coniata di recente per additare la prospettiva per
lo più giovanile del fenomeno .
(9)
(5) MATTIA M., “Revenge porn” e suicidio della vittima: il problema della divergenza tra voluto e realizzato
rispetto all’imputazione oggettiva degli eventi psichici, in Leg. Pen., 2019, 3.
(6) GILLESPIE A., Cybercrime, Key Issues and Debates, Abingdon-New York, 2016, 220.
(7) MATTIA M., op. cit., 5.
(8) Il pensiero non può non andare, ovviamente, a Tiziana Cantone, giovane donna napoletana, i cui
video hard avevano iniziato a circolare in rete, ma anche su Whatsapp e poi su Facebook, diffondendosi
con quella incontrollabile viralità di cui sopra si è detto. Una vicenda che, nonostante la battaglia lega-
le intrapresa a difesa del proprio “diritto all’oblio”, si è conclusa con il suicidio della vittima nel 2016.
(9) Cfr., MANTOVANI M., Profili penali del cyberbullismo: la legge 71 del 2017, in IP, 2018, 475-486.
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