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INTERVENTO DEL COMANDANTE GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI
Lo scorso anno, tre militari hanno perso la vita e 2.033 sono rimasti feriti
o contusi, vittime di resistenze e aggressioni.
Il ventotto per cento in più rispetto al 2018. È un incremento che ci pre-
occupa, frutto anche di un clima diffuso, che vede l’“autorità” comunque
espressa - famiglia, scuola, istituzioni di pubblico servizio - associata a riferi-
menti negativi, verso i quali prevale una cultura del “rifiuto”, spesso gratuito e
violento.
Abbiamo probabilmente un estremo bisogno di misura. Anche nella for-
mazione dell’opinione pubblica, talvolta incline ad una narrativa che, per essere
rapida e di effetto, finisce per opacizzare l’oggettiva correttezza di procedure e
condotte, alimentando diffidenze che la silenziosa dedizione degli operanti non
merita.
Naturalmente, siamo consapevoli di comportamenti gravi attribuiti a
nostri commilitoni: abbiamo però dimostrato nei fatti, anche con intima soffe-
renza, la nostra ferma determinazione di provvedere al riguardo, ricorrendone
i presupposti giuridici, oltre che di investire nella formazione.
Tuttavia, percepiamo anche come, sul territorio, la quotidianità dell’Arma
sia ricambiata da un affetto impareggiabile, perché ogni cittadino sa che ovun-
que ci sia l’insegna “Carabinieri”, lì troverà il volto dello Stato, che «soccorre
nell’inquietudine»: così si è espresso un maestro elementare novantenne, vittima
di un danneggiamento, che mi ha scritto per ringraziare i “suoi” Carabinieri per
il loro intervento.
Questa è l’“anima” che l’Arma apporta al sistema della sicurezza interna.
Un sistema di lungimirante equilibrio, nel quale l’espressione formale della
pubblica sicurezza procede “verticalmente”, dalla responsabilità delle Autorità
provinciali - Prefetti e Questori - a quella nazionale del Ministro dell’Interno, ma
trova il suo necessario completamento fattuale nella responsabilità “orizzontale”,
propria, nella maggior parte dei casi, dei Reparti Carabinieri, unici presidi sul ter-
ritorio. Una responsabilità non meno incombente e qualificante della prima, per-
ché aderisce alla composita domanda di protezione che promana dai cittadini.
Una protezione che oggi si estende a un vasto insieme di garanzie a tutela
di settori irrinunciabili della nostra vita comune, come è, ad esempio, per l’am-
biente.
La riorganizzazione del Corpo forestale dello Stato nell’Arma ha assunto
così un portato strategico, ponendo a sistema consolidate specialità per confe-
rire assoluta centralità all’azione di polizia a difesa delle risorse naturali.
A distanza di tre anni i risultati operativi si sono moltiplicati e le economie
attese si sono realizzate.
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