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TRIBUNA DI STORIA MILITARE



                  Eppure da Bisanzio ci sono pervenute diverse fonti, seppur di varia natu-
             ra, che ci evidenziano come in tale civiltà vi sia stata non solo un’attenzione
             all’Intelligence ma - secondo alcuni - si sia esercitata una sua cultura. Le fonti prin-
             cipali dalle quali si evince l’attitudine e la prassi di una Intelligence militare sono
             le opere bizantine denominate come Taktikà o Strategikà, ma insieme a queste
             anche altre, apparentemente non riferentisi al mondo militare strictu sensu.
                  Alcuni sostengono che Bisanzio sia stata l’entità - parlare di “Stato” sareb-
             be quanto mai inappropriato - che più di altri abbia curato l’organizzazione di
             un “sistema” o se si vuole “ciclo” dell’Intelligence. Tale sistema, non organizzato
             in modo moderno, ci appare di tipo “multi livello”, ovvero da quello interno a
             quello esterno, per poi passare alla sfera economico-finanziaria, diplomatica e
             religiosa.
                  Nonostante gli imperatori romani d’Oriente avessero ereditato gli agentes
             in rebus da Roma, non ebbero una “cabina” di controllo e comando ovvero di
             regia di un “sistema” di Intelligence; eppure nei fatti riscontriamo che gli impera-
             tori erano ben informati da più persone e da più “strutture” sia riguardo le
             situazioni esterne sia quella interna, per cui erano ben consci delle minacce che
             potevano concretizzarsi contro l’Impero. La storia di Costantinopoli-Bisanzio,
             ha conosciuto una lunga vita: più di mille anni e chiaramente in tale corso del
             tempo ha vissuto inevitabili momenti di criticità, che è impossibile sunteggiare
             nello scritto divulgativo come il presente.
                  Riguardo al nostro tema, in breve, è possibile asserire quanto segue.
                  Costantinopoli trasla da Roma le sue strutture politiche, amministrative,
             militari per poi adattarle e modificarle nel corso del tempo. Dal VII secolo in
             poi la lingua ufficiale della cancelleria imperiale diviene il greco, pertanto, anche
             i nomi delle strutture di potere e di gestione vengono rese in greco oppure create
             ex novo. Un esempio di “adattamento” è il Præfectus Urbis che viene menzionato
             come eparkos (eparca della città, cioè della capitale). Parimenti nuove figure di
             dignitari e funzionari andranno affiancandosi nel tempo; la lista è lunga e com-
             plessa e la sua nomenclatura necessita sempre di spiegazioni (come il logotheta o
             il  meizon).  Addentrarci  nei  complessi  mutamenti  della  burocrazia  imperiale
             bizantina sarebbe oneroso per chi scrive e per il lettore.
                  In sintesi, si può asserire che il cursus publicus romano (servizio postale pub-
             blico riservato all’amministrazione imperiale) viene trasferito a Costantinopoli
             e denominato, in greco, come dromos. Gli agentes in rebus, ossia i portatori di mes-
             saggi (spesso cifrati), sono denominati come angeliaforoi o magistrianoi (poi-
             ché sottoposti al magister officiorum, capo degli uffici della cancelleria imperiale).
             Così il primo problema che viene risolto è la sicurezza di trasmissione delle
             informazioni e dei messaggi dal centro alla periferia e viceversa.


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