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CONFERENZE
argomento; tra quel che l’opinione pubblica “moderata” deve considerare
ragionevole o deve respingere come scandaloso, ponendo di fatto le premesse
per screditare le opinioni che travalicano quel confine invisibile e che possono
pertanto, all’occorrenza, essere etichettate come estremiste, complottiste o
fasciste.
Quando, poi, il frame è sostenuto da immagini ad alto impatto emotivo,
l’effetto è decuplicato, perché l’immagine ha il potere straordinario di superare
il filtro dell’intelligenza razionale e di colpire direttamente il nostro cuore, la
nostra sensibilità. Le immagini parlano a tutti indipendentemente dal livello di
formazione. Le immagini sono universali e non richiedono elaborazioni: le
vediamo con i nostri occhi e dunque sono “vere”. Ecco perché da sempre qua-
lunque forma di propaganda attribuisce grande importanza alla coreografia, alla
gestione delle fotografie e dei filmati. Una tendenza che, nell’era di Instagram,
You Tube e ora dell’ultimo social Tik Tok, risulta ulteriormente amplificata, certi-
ficando una crescente importanza della comunicazione visiva rispetto a quella
scritta. Pensate a quale impatto hanno avuto sul fenomeno dell’immigrazione le
immagini del corpicino di Aylan riverso, in braghette e maglietta, su una spiag-
gia turca dopo il naufragio dell’imbarcazione con cui tentava di raggiungere la
costa greca con i suoi familiari. Quelle immagini indussero la cancelliera Merkel
a rivedere la propria linea di fermezza e ad aprire i confini, seppure per un
periodo che risultò poi limitato.
Gli specialisti conoscono e sanno decriptare la manipolazione delle imma-
gini da parte dei terroristi dell’Isis, che ricorrono a tecniche di condizionamento
subliminale per ingigantire la percezione della propria forza. Le terribili imma-
gini del pilota giordano bruciato vivo dall’Isis ne sono un esempio: immagini a
così alto impatto emotivo e di così elevata qualità, da risultare chiaramente e
pesantemente postprodotte. Altresì le foto dei prigionieri catturati sulle coste
libiche, sono state ritoccate per far apparire molto più grandi e muscolosi gli
stessi terroristi dell’Isis, vestiti di nero, rispetto ai piccoli prigionieri vestiti di
arancione e a capo chino. Lo scopo è di influenzare il nostro subconscio, pro-
iettando l’impressione di una minaccia incombente e sovrastante.
Bastano questi esempi per percepire le insidie delle guerre asimmetriche e
per rendersi conto di quanto sia indispensabile una stampa davvero accorta e
autorevole, che però, per essere tale, dovrebbe entrare in una nuova consape-
volezza e dunque in una nuova dimensione professionale. Una sfida che pro-
prio il servizio pubblico potrebbe cogliere in un’epoca di profonda e traumatica
trasformazione del mondo editoriale, dove anche testate prestigiose hanno dif-
ficoltà a reperire le risorse economiche necessarie per garantire un giornalismo
di qualità.
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