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DOTTOR MARCELLO FOA



               oggi dei rischi gravissimi per la credibilità della nostra categoria e dunque per la
               tenuta virtuosa della nostra democrazia. Oggi tutti parlano di fake news e di post
               verità, denunciando le bufale che vengono diffuse sui social media e su internet.
               Battaglia sacrosanta ma parziale e tutt’altro che risolutiva per restaurare il pre-
               stigio della stampa, in quanto non contempla l’altro aspetto delle fake news, quel-
               lo delle “bufale” veicolate non dai social media e da siti improvvisati ma dall’in-
               sieme  del  sistema  mediatico,  secondo  modalità  in  gran  parte  sconosciute  al
               largo pubblico e persino, purtroppo, agli stessi giornalisti.
                     Il nostro, infatti, è il mestiere più bello del mondo ma di questi tempi
               anche uno dei più difficili e non solo per le sfide che accompagnano la vita del
               giornalista: verificare le fonti, resistere alle pressioni, sforzarsi di distinguere i
               fatti dalle opinioni. Il mio maestro Indro Montanelli ripeteva che bisogna ser-
               vire onestamente il lettore, ma oggi questo anelito è molto più complicato di un
               tempo per la crescente complessità del mondo della comunicazione e perché
               l’informazione è diventata uno degli strumenti principali delle moderne guerre
               di potere, che si combattono su scala globale, e che sono per lo più invisibili. Sì,
               invisibili, eppure altrettanto efficaci di un conflitto militare.
                     Oggi i giornalisti, per onorare il ruolo della stampa quale indispensabile
               cane da guardia della democrazia, dovrebbero essere consapevoli dell’importan-
               za e della diffusione delle cosiddette guerre ibride o asimmetriche e dovrebbero
               finalmente ammettere che la comunicazione è uno dei veicoli privilegiati per
               condurre  queste  operazioni;  di  conseguenza  dovrebbero  elevare  le  proprie
               conoscenze con l’intento di decriptare le tecniche della disinformazione ed evi-
               tarla, anche perché il loro ruolo è tutt’altro che secondario. Il grande stratega
               cinese Sun Tzu, autore del manuale «L’arte della guerra», ammoniva che per vin-
               cere una guerra devi conoscere il tuo nemico come te stesso. Questo insegna-
               mento viene disatteso proprio dai giornalisti, i quali nemmeno si rendono conto
               di essere veicolo di operazioni sofisticate di condizionamento, mentre i cosid-
               detti «stregoni della notizia» conoscono benissimo le logiche, le debolezze, i cri-
               teri di selezione dei media e riescono a sfruttarli a proprio vantaggio.
                     Costoro operano fondamentalmente avvalendosi da un lato di una cono-
               scenza molto accurata del sistema mediatico, dall’altro ricorrendo a tecniche di
               condizionamento psicologico collettive.
                     I moderni «stregoni della notizia» si chiamano spin doctor e rappresenta-
               no l’evoluzione di quello che è un ruolo naturale nel processo elettorale, quello
               del comunicatore politico. Normalmente lo spin doctor organizza e implementa
               una campagna elettorale, aiuta il politico a vincere le elezioni. Dunque, non
               commette nulla di illecito o di disdicevole: la sua è diventata una funzione indi-
               spensabile per qualunque uomo politico.


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