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CONFERENZE



                  Il problema sorge quando tali tecniche e ruoli evolvono sino a contamina-
             re in modo opaco e insidioso le istituzioni, fino a erodere il confine tra comu-
             nicazione istituzionale e politica. È in queste circostanze che lo spin doctor si
             trasforma, perde la propria identità, fino a diventare nei casi estremi un mani-
             polatore. Questi signori si distinguono per la loro straordinaria spregiudicatezza
             e per la facilità con cui abusano del privilegio di poter condizionare l’insieme
             del sistema informativo.
                  Notizie che appaiono, emozionano, coinvolgono e poi spariscono senza
             che si sappia com’è andata a finire. Notizie, altresì, che sembrano attendibili e
             in certa misura incontestabili e che si dimostrano a distanza di anni parzialmen-
             te o totalmente infondate, ma che nell’impeto di una crisi in corso vengono
             usate per raggiungere fini mai dichiarati e che possono essere usate anche per
             giustificare guerre.
                  Ne abbiamo avuto la prova nel 2013, quando la commissione d’inchiesta
             britannica pubblicò le conclusioni sull’operato del governo Blair in occasione
             della guerra in Iraq di dieci anni prima, nel 2003, certificando che si trattò di
             una deliberata manipolazione per influenzare l’opinione pubblica, non essendo
             mai  stato  trovato  alcun  riscontro  oggettivo  circa  la  presenza  delle  armi  di
             distruzione di massa negli arsenali di Saddam Hussein. Allora alcuni giornalisti
             avevano sostenuto coraggiosamente, schierandosi contro una propaganda che
             all’epoca era martellante e si trincerava dietro l’autorevolezza dell’istituzione:
             «Ve lo dice il governo! E chi siete voi giornalisti per mettere in dubbio la nostra
             parola?».  Eppure,  quei  giornalisti  -  pochi  purtroppo  -  avevano  ragione  e  il
             primo ministro Blair torto, con le conseguenze umanitarie, militari e geostrate-
             giche che ben conosciamo.
                  Il problema è che con il passare degli anni le operazioni di spin, anziché
             diminuire sono aumentate, diventando sempre più sofisticate. Nell’era della glo-
             balizzazione le guerre non si combattono più solo con la forza militare, quanto,
             se non soprattutto, con le cosiddette armi asimmetriche, che hanno la capacità
             di produrre effetti simili a quelli di un conflitto classico, in termini di conquista,
             destabilizzazione, controllo delle masse o delle risorse strategiche.
                  I  primi  a  indicare  questo  scenario  sono  stati  due  generali  cinesi,  nella
             seconda metà degli Anni Novanta, autori di un testo di strategia, sconosciuto ai
             giornalisti e alle masse, eppur fondamentale: “Guerra senza limiti”. Qiao Liang
             e Wang Xiangsui lo hanno scritto nel 1999 ed è stato tradotto in italiano nel
             2001 per felicissima iniziativa del Generale italiano Fabio Mini. Da allora la loro
             intuizione ha trovato numerosi riscontri.
                  Le armi asimmetriche sono rappresentate dal terrorismo sia tradizionale
             che informativo, dagli allarmi socio-sanitari, dal condizionamento delle masse


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