Page 12 - Inserto Rassegna 2019-4_1
P. 12
ECO AMBIENTE
Occorre oggi quindi realizzare una nuova fase di bonifica delle terre con-
taminate, imporre la sostenibilità dei nuovi impianti e garantire l’effettuazione
dei processi di bonifica post-mortem delle discariche giunte a fine ciclo vita.
Questo è garanzia di livelli alti di qualità di vita e delle matrici ambientali per le
generazioni attuali e future.
2. L’origine delle manomissioni territoriali
Iniziamo per questa nostra trattazione da come tutto questo ha avuto ini-
zio, quindi dalle cause, dal vulnus, che ha dato origine all’infrazione europea nel
2003, alla prima sentenza del 2007 e poi all’inizio del pagamento della sanzione
dell’Italia all’Unione Europea per i duecento siti di discarica abusivamente rea-
lizzati, a seguito della Sentenza della Corte di Giustizia Europea del 2 dicembre
2014.
L’Italia è stata condannata con la prima sentenza del 2007 in quanto nel
proprio territorio insistevano un certo numero di discariche non in regola con
le direttive rifiuti 75/442/CEE, 91/689/CEE e 1999/31/CE.
In particolare dagli anni Settanta, l’Europa iniziò a dettare le prime norme
di corretta gestione e smaltimento dei rifiuti sul territorio europeo e l’Italia rea-
lizzò in quegli anni, in modo difforme dalla norma, siti che accoglievano rifiuti
di tipo RSU (Rifiuti Solidi Urbani) che non avevano le caratteristiche per acco-
gliere e conservare in sicurezza rifiuti o che non possedevano le necessarie
autorizzazioni per essere considerate discariche legalmente riconosciute.
In effetti i sopralluoghi effettuati dai Carabinieri dell’Ufficio commissaria-
le negli ottantuno siti assegnati al Commissario dal Consiglio dei Ministri con
le tre successive delibere (i primi cinquantotto in occasione della nomina a
Commissario Straordinario del 24 marzo del 2017, altri ventidue con una
seconda delibera del Consiglio dei Ministri il 22 novembre 2018 e un ultimo sito
con delibera sempre del Consiglio dei Ministri dell’11 giugno 2019), hanno
mostrato che nella maggior parte dei casi i siti di RSU erano stati localizzati in
zone rurali e montane lontani dai centri abitati “abbancando” i rifiuti in pen-
denze orografiche naturali, “scaraventando” senza alcuna precauzione i rifiuti
da monte a valle, dalle colline nei greti dei fiumi o in torrenti, in zone che non
possedevano molte volte le caratteristiche e gli approntamenti tecnici dei sub-
strati geologici sottostanti a ricevere rifiuti; o, altra tipologia riscontrata, sono
stati ammassati i rifiuti vicini a siti industriali trasformando queste zone da
depositi temporanei a definitivi (attorno all’area di Marghera a Venezia o ad
Augusta vicino al sito industriale di Priolo-Gargallo).
10