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OSSERVATORIO INTERNAZIONALE
disuguaglianze indotte dalla globalizzazione e per le drammatiche condizioni di
vita di milioni di persone private dei loro diritti fondamentali.
Le principali istituzioni internazionali sono intervenute per costruire
accordi e promuovere convenzioni per il contrasto all’immigrazione illegale e
per punire i reati connessi al traffico di migranti e alla tratta di persone. Ma le
organizzazioni criminali transnazionali hanno saputo sfruttare, con grande
abilità e capacità di adattamento alle politiche migratorie nazionali ed interna-
zionali, l’assenza di una normativa che consenta la perseguibilità dei reati quan-
do commessi in acque internazionali e/o commessi in acque nazionali e terri-
tori appartenenti a Stati che non hanno aderito alle convenzioni internazionali
o che, pure avendo aderito, non hanno attivato, come richiesto dai Protocolli
di Palermo e dalle risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite
(dicembre 1999), misure di cooperazione giudiziaria internazionale e/o di pre-
venzione “tutelando al contempo i diritti dei migranti oggetto del traffico clan-
destino”.
La Convenzione di Palermo del 2000 e i Protocolli annessi alla
Convenzione hanno certamente rappresentato un passo avanti nel contrasto
alla criminalità organizzata ma a diciannove anni dalla sua firma non sembra
che si siano ottenuti progressi rilevanti in direzione sia del riavvicinamento delle
legislazioni nazionali sia in materia di cooperazione giudiziaria per il contrasto
all’immigrazione clandestina. Il problema di come intervenire per fermare, ed
eventualmente arrestare i responsabili del traffico di migranti, non è risolto in
quanto nessuno Stato Parte, con poche eccezioni (è il caso dell’Italia e della
Spagna) è disposto, in assenza di dispositivi legislativi approvati a livello inter-
nazionale, ad intervenire per arrestare i responsabili di questi viaggi e per eser-
citare l’azione penale nei loro confronti.
L’Italia ha introdotto scelte coraggiose, grazie ad alcune procure e ai giu-
dici che ne hanno accolto le prospettazioni interpretative e che hanno fatto
della lotta al traffico di esseri umani nel Mediterraneo centrale la loro missione
principale innovando la prassi giurisprudenziale.
Queste sentenze non sono tuttavia sufficienti a fermare il fenomeno che
stiamo indagando e la proposta di ampliamento della normativa nazionale in
tema di traffico di migranti e favoreggiamento all’immigrazione clandestina qui
avanzata costituisce solo un primo passo per l’avvio di una battaglia di low enfor-
cement che non può essere intrapresa che a livello globale per salvare vite umane,
rispettare i diritti dei migranti, ridare speranza e dignità di vita a chi è costretto
a fuggire dal proprio paese.
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