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OSSERVATORIO INTERNAZIONALE



                  Forse è venuto il tempo di iniziare a considerare più concretamente i reati
             connessi al traffico di esseri umani come “crimini contro l’umanità” preveden-
             do in tal modo la possibilità che siano perseguibili da parte della Comunità
             internazionale . In questa direzione vanno molte delle iniziative promosse a
                          (7)
             livello internazionale per diffondere e migliorare le informazioni sulla preven-
             zione del traffico di persone nelle aree di conflitto, per attuare programmi di
             assistenza e protezione delle vittime delle tratte, per avviare azioni penali relati-
             ve al traffico di persone (UNODOC 2018), per rafforzare la cooperazione tra
             le autorità nazionali e le forze di polizia internazionali ed europee nella lotta alla
             tratta di essere umani (OSCE). La Corte Penale Internazionale (CPI), istituita
             nel 1998 ed entrata in vigore nel 2002 con sede all’Aia, ha avviato indagini pre-
             liminari  in  dieci  paesi,  di  cui  nove  in  Africa  (Georgia,  Burundi,  Mali,  Costa
             d’Avorio,  Libia,  Kenya,  Sudan-Darfur,  Uganda,  Repubblica  democratica  del
             Congo e Repubblica centrafricana) per individuare i responsabili di crimini con-
             tro l’umanità per gli attacchi avvenuti in questi paesi contro la popolazione civile.
                  La decisione presa di recente da trentacinque leader africani di uscire dalla
             CPI con l’accusa di un pregiudizio sfavorevole della Corte nei confronti dei
             Paesi del continente africano non lascia bene sperare sulla possibilità di portare
             a termine le indagini avviate e condannare i responsabili dei crimini efferati
             commessi. Siamo, dunque, ancora lontani dal registrare successi significativi nei
             confronti di chi viene accusato di crimini contro l’umanità.


             4. Il vacuum legislativo nazionale
                  Il punto di partenza per il tema che intendiamo qui affrontare è il seguen-
             te: che cosa può fare l’Italia? È il paese dell’UE che per primo ha attivato un
             apparato di soccorso, sia in mare sia a terra, imponente per quantità di risorse
             umane e finanziarie impegnate e che ha un esteso numero di associazioni non
             profit e di volontariato che operano con gli immigrati. È anche il paese che più
             di recente ha rivisto le sue politiche di immigrazione ponendo la Commissione
             europea e gli Stati membri di fronte alla necessità di trovare soluzioni più effi-
             caci  e  condivisibili  sulla  ripartizione  delle  responsabilità  nei  confronti  degli
             immigrati irregolari e dell’accoglienza e sulla necessità di una politica comune
             europea per la difesa delle frontiere esterne.
                  Le  differenti  posizioni  assunte  dagli  Stati  membri  dell’UE  nei  riguardi
             dell’immigrazione non lasciano sperare di trovare in tempi brevi un’intesa in
             grado di risolvere i complessi problemi legati a questo fenomeno.

             (7)  SALVI, 2016.

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