Page 166 - Rassegna 2019-3
P. 166
OSSERVATORIO INTERNAZIONALE
La distinzione spesso introdotta tra queste due tipologie di reati , l’ele-
(4)
mento temporale (nel caso del traffico di migranti il tempo necessario per il tra-
sporto nel paese di destinazione; nel caso della tratta il tempo è più lungo in
funzione del debito contratto da ripagare), il buon fine dell’operazione (inesi-
stente nel caso dei migranti una volta incassato il pagamento del viaggio; essen-
ziale nel caso della tratta di persone che devono restare sostanzialmente “inte-
gre” per essere sfruttate e ripagare in tal modo il debito contratto), la violenza
fisica e psicologica (maggiore nella tratta perché indotta con forza ad ottenere
il consenso della persona allo sfruttamento sessuale o ad altre prestazioni for-
zate) perde, se prendiamo a riferimento le esperienze vissute in questi ultimi
anni dai migranti che hanno cercato di giungere in Europa attraverso il Mare
Mediterraneo, grande parte del suo significato (UNSML 2018).
I racconti dei migranti che sono riusciti ad arrivare sulle coste dei Paesi
mediterranei (Italia, Spagna e Grecia principalmente) descrivono viaggi, iniziati
nei Paesi di origine, che hanno una durata media oscillante tra i quindici e i tren-
tasei mesi a causa delle difficoltà di trasporto incontrate lungo il percorso di
avvicinamento alle coste di imbarco e dei lunghi periodi trascorsi sia nei paesi
di transito sia nei diversi centri di detenzione per ottenere, da parte dei familiari
o attraverso lavori forzati, il denaro richiesto per la loro liberazione.
Le violenze e le torture subite da donne, uomini e bambini, lungo tutto il
viaggio e nei centri libici e il numero di migranti morti nelle acque del
Mediterraneo (oltre trentamila negli ultimi quindici anni, 2872 nel 2017, 1311
nel 2018 secondo i dati UNHCR) sono una ulteriore testimonianza del com-
portamento disumano dei trafficanti e dei gruppi armati di sorveglianza ai cen-
tri di detenzione, disponibili ad attuare ogni tipo di violenza (torture, stupri di
gruppo, ferite da armi da fuoco, bruciature ma anche malnutrizione, assenza di
igiene, sovraffollamento), per costringere i migranti a pagare (spesso più di una
volta) i riscatti richiesti per lasciarli partire. Inoltre, le modalità di imbarco dei
migranti in battelli e gommoni fatiscenti, sovraffollati, privi di salvagenti e spes-
so di acqua e cibo, inadatti a percorrere meno delle trecento miglia che separano
la Libia dalle coste italiane, sono la prova manifesta di un trasporto program-
mato “senza alcuna oggettiva speranza di sopravvivenza”, se non quella creata
artificialmente per attivare le condizioni di necessità per la richiesta di soccorso
in base alla Convenzione internazionale sulla ricerca e il soccorso in mare
(1979).
Se non ci fossero stati interventi di soccorso da parte delle unità navali pre-
disposte per la sorveglianza delle frontiere e per fermare e mettere fuori uso le
(4) AIROMA, DIOTALLEVI, 2012.
162