Page 108 - Rassegna 2019-2
P. 108
DOTTRINA
mentre l’Io dell’Io-Tu come la persona: “L’Io della parola Io-Esso si manifesta
come individualità e diventa cosciente di sé come soggetto, come soggetto
dell’esperire e dell’utilizzare” (ibidem). L’individualità si manifesta distinguendosi
da altre individualità e lo scopo della distinzione è l’esperire e l’utilizzare.
L’individualità non è partecipe di alcuna realtà e non ne raggiunge nessuna. Si
distingue dall’altro e cerca, quanto più può, di venirne in possesso, per mezzo
dell’esperire e dell’utilizzare.
La sua dinamica è questa: distinguersi, prender possesso, entrambi eserci-
tati sull’esso. L’Io della relazione Io-Tu si manifesta come persona e diventa
cosciente di sé come soggettività. La persona si manifesta entrando in relazione
con altre persone.
Lo scopo della relazione è il suo stesso essere, cioè il contatto con il Tu.
La persona dice “Io sono”, l’individualità dice “sono cosi”. La persona guarda
a se stessa, l’individualità si occupa del suo “mio”: la mia particolarità, la mia
razza, la mia creazione, il mio partner. Il soggetto, quando si riconosce come tale,
per quanto possa appropriarsi di molte cose, non può grazie a questo crescere
e rimane, funzionalmente, ciò che esperisce ed utilizza e nient’altro.
Da ciò ne deriverebbe una “fame” di oggetti - sé (direbbe Kouth) tesi a col-
mare un vuoto esistenziale dilagante. La perdita dell’oggetto è perciò insopporta-
bile e inimmaginabile visto che rientra nella sfera di ciò che è “mio” e dal quale
mi distinguo solo per possederlo. È su questi assunti che sembra strutturarsi la
relazione di stalking, dove la lotta per l’essere amati porta a non assumere il rischio
di mettere in gioco la propria possibilità di amare, che di fatto permetterebbe di
trasformare l’Esso in un Tu. È come se lo stalker immaginasse che la sua possibi-
lità di colmare il vuoto esistenziale risieda nell’essere amato a tutti i costi e non
nell’amare, eppure l’unico sentimento che può scaldare il nostro cuore è il nostro
amore per l’altro, come dice P. Quattrini: “ciò che riempie il cuore è amare e non
essere amato” (quello che noi sentiamo è l’amore che proviamo e non l’amore che
l’altro prova per noi). Ma l’individuo centrato narcisisticamente sulla lotta nell’es-
sere amato non si accorge dell’altro e in effetti neanche di se stesso.
Buber esprime nella differenza dei modi di stare in relazione, la differenza
fra relazione di potere e relazione d’amore. Al mondo della relazione personale
e della libertà si contrappone il mondo dell’esperienza, della causalità dell’altro
da sé inteso come oggetto manipolabile, in un rapporto Io-Esso.
La differenza fra l’individualità, che si costituisce per separazione, e la per-
sona, che si costituisce nella relazione con gli altri, è a fondamento, secondo
Buber, del fenomeno sociale e culturale dell’individualismo e del collettivismo
(che non è altro che l’atteggiamento complementare e immediatamente susse-
106