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DOTTRINA



             7. Considerazioni finali
                  Come si è visto la qualificazione del comportamento secondo la norma
             penale presuppone un processo comunicativo e relazionale: perché si configuri
             il reato gli atti persecutori devono determinare una cambiamento sia nello stato
             “psichico” della vittima, sia nella sua quotidianità.
                  Dunque è questo il compito che la norma assegna ai suoi interpreti: esplo-
             rare la specificità di una relazione intesa come processo di comunicazione tra
             mondi vitali. L’esame della letteratura nazionale e internazionale sul fenomeno
             dello stalking mostra come uno degli elementi chiave del fenomeno abbia a che
             fare con la relazione di coppia e con le sue caratteristiche. Gli studi sulla coppia
             violenta sottolineano come un incastro di coppia sbilanciato, ove la gestione del
             potere  è  ad  appannaggio  solo  di  uno  dei  membri,  ove  persistono  elementi
             disfunzionali, legati ad una “fissità” nella divisione dei ruoli e nella rappresen-
             tazione stessa della relazione, sia terreno fertile per l’instaurarsi di dinamiche di
             coppia fondate sul maltrattamento e sul predominio.
                  Naturalmente queste dinamiche vengono esasperate nel momento in cui
             si prospetta la rottura della relazione, evento generalmente vissuto come una
             manifestazione di autodeterminazione della vittima, quando questa si propone
             come soggetto nella relazione e non più solo come oggetto e, dunque, assolu-
             tamente inaccettabile da parte del partner che, attraverso lo stillicidio dello stal-
             king, intenda riappropriarsi di ciò che vive come un “mio”.
                  Spesso le vittime si ritrovano, anche a seguito dell’invischiamento nella
             relazione di stalking prive di una rete sociale su cui fare affidamento, prive del
             necessario sostegno e della possibilità di riconoscere il proprio potere. Sarebbe
             auspicabile lo sviluppo di una sinergia tra operatori che a vario titolo entrino in
             contatto con le vittime, per ricostruire quel contesto supportivo, accogliente e
             protettivo che rappresenta la base necessaria per la vittima per sentirsi ricono-
             sciuta come persona, sostenuta nella elaborazione di strategie di difesa e, even-
             tualmente, di denuncia dell’abuso.
                  La risposta alla domanda provocatoria del titolo di questo articolo sembra
             quindi essere affermativa, ovvero la relazione di stalking, come del resto tutte le
             relazioni umane, implica una co-costruzione, in cui entrambi i poli della relazio-
             ne giocano la loro parte. In questo senso non si vogliono distribuire equamente
             le “colpe” vittimizzando nuovamente coloro che sono già vittime, ma piuttosto
             si vuole ridare ad esse il potere, il potere di essere soggetto e di agire come tale,
             integrando parti disconosciute di sé e permettendo a sé stesse di sottrarsi ad
             una co-costruzione relazionale giocata su una fissità di regole e di ruoli.



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