Page 99 - Rassegna 2018-4
P. 99

LA PRESIDENZA TRUMP: CONSIDERAZIONI DI “MID-TERM”



                    Forse questa pista interpretativa vale soprattutto per i presidenti demo-
               cratici - Wilson e Truman lo erano - ma, nella sostanza, evitando di cadere nei
               tranelli  della  retorica  propagandista,  le  amministrazioni  nordamericane  del
               dopoguerra si sono abbastanza tenute legate a tali valori di “missione globale”.
               Ovviamente, anche cadendo in errori di valutazione: l’Iraq di Saddam Hussein
               non rappresentava certo, pur nella sua intrinseca brutalità, una minaccia per
               noi occidentali e l’eliminazione del dittatore ha portato più danni che vantaggi
               alla stabilità globale.
                    Con  Donald  Trump,  l’America  missionaria,  dalle  visioni  grandiose  o
               anche fuorvianti, sin qui brevemente delineata, è da ritenersi un pò accantonata,
               magari per un momento. Dopo un paio d’anni di amministrazione, si può osser-
               vare una concentrazione della Casa Bianca su temi di stretta e pragmatica utilità
               esclusiva per gli stessi Stati Uniti e/o per il consolidamento dello stesso ruolo
               presidenziale. D’altro canto, in un paese dove la politica estera, salvo rare occa-
               sioni, attira pochi interessi durante le campagne elettorali, non c’è da stupirsi
               che questo preannunciato “egoismo statunitense” abbia offerto una chiave del
               successo al candidato nel quale non si identificavano tanto i repubblicani, quan-
               to una massa di scontenti cittadini, convinti sostenitori di un Paese più forte e
               duro con gli “altri”. Senza necessariamente applicare, all’attuale presidente, l’ap-
               parato teorico che definisce il concetto di “politico neo conservatore” (Trump,
               che pure ha una formazione culturale non inferiore ad altri predecessori, non
               sembra porsi problemi di ordine teorico/intellettuale), serve comunque render-
               si conto che il suo obiettivo principe sta nel rilancio di un’immagine dominante
               degli Stati Uniti, che si fondi sulla solidità di un sistema economico interno libe-
               ro dagli orpelli di un assistenzialismo tipicamente europeo.
                    Nulla di nuovo, oltreoceano, se non lo stile con cui ciò viene perseguito, non
               sempre ottimale e spesso riconducibile al populismo che sembra oggi davvero di
               moda, un pò ovunque. Molte delle scelte di Trump, alla luce di questa sua politica,
               che meno della tradizione lascia spazio agli interessi altrui, risultano forse più
               comprensibili e magari riconducibili a un filo conduttore, che non riduca tutto, in
               modo probabilmente riduttivo, a scelte “di pancia”, dettate dalle circostanze.
                    Ed è così che, nell’eterno dilemma fra scelte multilateraliste e unilaterali-
               ste, le seconde senza dubbio prevalgono: basti pensare all’isolamento statuni-
               tense,  in  ambito  ONU,  per  la  questione  di  Gerusalemme  capitale  d’Israele;
               all’uscita dall’UNESCO, sempre per ragioni legate ai rapporti arabo-israeliani.
               E nei confronti degli accordi per il clima e l’ambiente (Parigi 2015), si conferma
               la propensione dell’amministrazione Trump a seguire una linea propria, di tute-
               la dell’industria nordamericana e non del futuro del pianeta.


                                                                                         97
   94   95   96   97   98   99   100   101   102   103   104