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INTERVENTO DEL COMANDANTE GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI
Se c’è un impegno che riassume tutta la missione del Carabiniere, questo
impegno è alimentare la fiducia nello Stato.
L’Arma fa quello che fa perché è quello che è e diversamente non sarebbe:
luogo della stabilità operosa, che custodisce la fiducia degli Italiani, perché vi
corrisponde con l’esemplarità della condotta, individuale e collettiva. Ciascuno
di voi, in ogni realtà, in ogni circostanza, impersonerà tutto questo, rappresen-
tando molto più di sé stesso.
A voi guarderanno i vostri militari, cercando guida, sostegno, motivazione,
esempio. Porsi in ascolto dei loro bisogni e valorizzare il loro apporto sarà il
vostro primo dovere, dal momento che il dialogo è il necessario presupposto
della responsabilità decisionale, la prima misura dell’autorevolezza e della credi-
bilità di un Comandante.
A voi si riferiranno i cittadini, attendendosi competenza e disponibilità, e
le vostre risposte non potranno rimanere solo semplice, burocratica osservanza
delle regole professionali.
Alcuni giorni or sono ho ricevuto la lettera di una Signora che, coinvolta
in una situazione di grave pericolo, era stata salvata da nostri militari: “Scrivo
questa lettera - così riporta l’interlocutrice - perché sento il bisogno di manife-
stare la mia estrema gratitudine ai Carabinieri per avermi portata via da un incu-
bo, ma soprattutto per averlo fatto con umanità oltre che con competenza. Nel
ringraziarli, loro umilmente mi hanno risposto con: ‘È dovere’ ”.
Umiltà, competenza, umanità, senso del dovere: questo esprimono gli
impareggiabili Carabinieri che avrete il privilegio di comandare, questo è il cre-
dito di fiducia dei cittadini che non potrete tradire. Le aspettative nei vostri
riguardi sono altissime, perché tali sono verso l’Istituzione.
Ero seduto tra quelle poltrone, poco più di quarant’anni fa, Sottotenente
frequentatore del 156° Corso di Applicazione, quando, nell’inaugurare l’Anno
accademico e questa sede, l’allora Comandante Generale, Gen. Pietro Corsini,
ci salutò con un’esortazione che viene da una pagina di Shakespeare.
Enrico V, Re d’Inghilterra, alla vigilia della vittoriosa battaglia di
Azincourt, si aggira nella notte tra i soldati al bivacco e parla loro per infondere
coraggio, concludendo con un monito: “Tutto è pronto se i nostri animi sono
pronti”.
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