Page 106 - La Grande Guerra dei Carabinieri
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106 La Grande Gueraa dei Carabinieri L’impegno internazionaLe deLL’itaLia neLLa prima guerra mondiaLe
coordinamento militare ed economico che fino ad allo- principio di nazionalità e nella speranza di poter costruire
ra erano state guardate con sospetto mentre le Potenze un clima di dialogo e collaborazione con i nuovi Stati che
dell’Intesa furono più disponibili nel concederle fondi, sarebbero sorti dalle ceneri dell’Impero asburgico.
uomini e mezzi per preparare la riscossa italiana. Nel Tra i due schieramenti il Presidente del Consiglio,
mese di dicembre gli Stati Uniti dichiararono a lor volta Vittorio Emanuele Orlando (giunto alla guida del Go-
guerra all’Austria Ungheria e Francia e Gran Bretagna verno nei giorni di Caporetto) sembrò essere in un primo
rinunciarono definitivamente all’ipotesi di una pace se- momento più incline ad ascoltare le ragioni di Bissolati
parata con Vienna. e del così detto “interventismo democratico” (sotto tale
L’inizio dell’anno 1918 vide l’Italia impegnata per etichetta si riunivano oltre a uomini di governo, politi-
riorganizzare il proprio esercito e prepararsi alle cam- ci, giornalisti e intellettuali favorevoli alla collaborazione
pagne che tra il giugno e l’ottobre l’avrebbero condot- con i popoli slavi ed all’affermarsi di più coraggiose for-
ta alla vittoria; dal punto di vista diplomatico il dossier me di democraticità nella vita politica nazionale). Man
di maggiore rilevanza fu quello legato alle sempre più mano che il confronto armato andava avvicinandosi alla
concrete possibilità di un definitivo collasso dell’Impero sua positiva conclusione, Orlando si accostò alle più ri-
austro-ungarico, con l’emergere al suo interno di nazio- gide posizioni sonniniane, senza mai però giungere ad
nalità che aspiravano ad affermare la propria piena in- un chiarimento definitivo, portando l’Italia ad affrontare
dipendenza. Le rivendicazioni di alcuni di questi gruppi i successivi e delicatissimi negoziati di pace senza una
nazionali, in particolare quelli degli Slavi del sud, conflig- strategia condivisa dai membri della delegazione italiana
gevano con i contenuti del Patto di Londra. A ciò andava alla conferenza di Pace di Parigi.
ad aggiungersi la presa di posizione del presidente degli Federica Onelli
Stati Uniti Wilson, il quale, illustrando i principi che a
suo giudizio avrebbero dovuto essere comune riferimen-
to per la definizione dei futuri assetti di pace, riguardo le Bibliografia di riferimento
frontiere italiane aveva affermato che avrebbero dovuto AAVV, L’Italia e la diplomazia della Grande Guerra, origini, sviluppi,
essere rettificate “…secondo linee di nazionalità chiara- conseguenze, Gangemi, 2015.
mente riconoscibili…” dimostrandosi così più prossimo A. Frangioni, Salvemini e la grande guerra. Interventismo democra-
alle posizioni degli slavi del sud. tico, wilsonismo, politica delle nazionalità, Rubettino, 2001
All’interno del Governo italiano si delinearono due at- L. Riccardi, Alleati non amici le relazioni politiche tra l’Italia e l’In-
teggiamenti contrapposti: c’era chi, come il Ministro de- tesa durante la prima Guerra Mondiale, Morcelliana, 1992.
gli Esteri Sonnino, giudicava irrinunciabili gli obbiettivi C. Seaton Watson, Storia d’Italia dal 1870 al 1925, La Terza,
fissati nell’accordo firmato nell’aprile del ’15 e chi, come 1967, pp. 481-580.
il Ministro per l’Assistenza miltare e le Pensioni di guer- M. Toscano, Il Patto di Londra, Istituto fascista di cultura di
ra, Leonida Bissolati, spingeva per un compromesso con Novara, 1934 e Gli Accordi di San Giovanni di Moriana: storia
rappresentanti delle nazionalità slave, in coerenza con il diplomatica dell’intervento italiano, Giuffrè, 1936.