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LE QUATTRO GIORNATE DI NAPOLI
di SIMONA GIARRUSSO
a notizia dell’Armistizio, la sera manico. Diresse poi il fuoco verso un’automobile con a
dell’8 settembre 1943, giunse a bordo due ufficiali e alcuni soldati tedeschi i quali, per
Napoli assolutamente improvvisa, transitare indisturbati, lanciavano bombe a mano in
per quanto non del tutto inattesa, strada. La vettura, centrata in pieno, sbandò, esponendosi
provocando, tanto tra i Reparti al tiro di un fucile mitragliatore posizionato sul muro
militari italiani quanto tra le trup- di cinta della caserma del distretto militare. Un soldato
L pe tedesche presenti nel capoluogo tedesco rimase ucciso, un ufficiale e un altro soldato ri-
partenopeo, un momentaneo disorientamento. Tutti masero feriti, l’altro ufficiale venne catturato. Nel po-
si ripresero però ben presto quando, poche ore più meriggio, il Sottotenente Alfonso Cavaccini, comandante
tardi, sopraggiunse, non meno dirompente, la notizia della Tenenza di Chiaia, che, al comando di un gruppo
dello sbarco anfibio degli Alleati sulle coste del Golfo di venti carabinieri era accorso per difendere la Prefettura
di Salerno (operazione Avalanche). Prendere la vicina attaccata dai nazisti, fatto segno dal fuoco proveniente
città di Napoli significava per loro controllarne il da un autocarro appostato nei pressi della galleria Um-
porto e avere una base per lanciare l’attacco su Roma. berto I, ordinò l’immediata reazione. Caddero un
Nonostante l’ambiguità del proclama di Badoglio, di ufficiale e due militari nemici. Rimasero feriti Cavaccini
fronte all’imminente avanzata alleata fu subito chiaro e i Carabinieri Rosario Tomarchio e Carmelo Finocchiaro.
a tutti che italiani e tedeschi non potevano ormai che La sera, verso le 18:00, la caserma “Pastrengo”, sede di
considerarsi nemici. Con questa consapevolezza e più comandi dell’Arma di Napoli (Gruppi Interno ed
con questo spirito, gli uomini di Hitler tentarono di Esterno, Compagnie Interna e Suburbana, Tenenza
impadronirsi subito della città, abbandonandosi a Monteoliveto, Stazioni di San Lorenzo e San Giuseppe)
rappresaglie contro i “traditori”. Con altrettanta de- fu attaccata. La difesa dell’edificio era stata organizzata
terminazione reagirono i Napoletani, civili e militari, sin dal giorno precedente. Il Tenente Colonnello Raffaele
e tra loro in particolare i Carabinieri. Minniti, comandante del Gruppo Interno di Napoli,
La mattina del 10 settembre, in via Foria, divenuta ufficiale più elevato in grado, allertato, ordinò il fuoco.
teatro di atti di ferocia ai danni della cittadinanza Sotto l’intensa e rapida reazione di novantuno moschetti,
inerme, nei pressi del distretto militare, il Brigadiere quattro mitragliatrici e diverse bombe a mano lanciate
Salvatore Iacono, della Stazione Arenaccia, uscì dalla dai carabinieri dalle finestre e dalle terrazze della
caserma e, riparatosi dietro alcune aiuole, ferì con il caserma, i tedeschi desistettero dal loro intento. Trovarono
proprio moschetto il conducente di un autocarro ger- riparo dietro il Palazzo delle Assicurazioni, protetti dai
NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. SPECIALE ANNO VIII 25