Page 60 - Notiziario Storico 2023-6
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A PROPOSITO DI...
aria tronfia e spavalda a gruppi di dieci o venti con una lavoro compiuto, si scoprono episodi criminali del tutto
“divisa” propria del clan: “pantaloni bianchi, stretti alle inediti tra i quali merita di essere ricordato il fenomeno
ginocchia e molto larghi alle estremità, in maniera da co- del sequestro di persona. Il 1 marzo 1887 a San Nican-
prire le scarpe, e con una fascia di colore rosso al di sotto del dro Garganico malviventi tentano di aggredire un ricco
corpetto, sporgente quasi tutto di fuori e spesso con massima proprietario terriero, tale Gabriele Michele che si trova
pendenza tutta da un lato. I capelli erano pettinati in solo in casa in quel momento perché il resto della fa-
modo speciale con un ciuffo che sporgeva dal cappello sulla miglia è a San Marco in Lamis a fare spese. Gabriele
fronte. Non la fecero franca. I carabinieri reali, le forze di però inaspettatamente reagisce. Resta ferito uno della
pubblica sicurezza li arrestarono tutti con gli anni. Me- banda che poi sarà ucciso insieme all’intera famiglia
morabili i due maxi-processi contro la mala vita di Bari e dagli altri assassini tra i quali c’è addirittura il fratello
la società dei picciotti di Barletta”. del malvivente rimasto ferito.
Nel libro, De Carolis riporta fedelmente, con il piglio La verità la dice il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa,
del giornalista, le dichiarazioni di mafiosi e pentiti o assassinato dalla mafia dei corleonesi con sua moglie
semplici testimoni. Nel processo a Barletta, del luglio Emanuela Setti Carraro il 3 settembre 1982 quando
1889, ben 116 mafiosi furono condannati a pene di- rivestiva la carica di Prefetto di Palermo. Nel corso di
verse. Due anni più tardi, nel 1891, il maxi processo un’altra intervista televisiva rilasciata sempre ad Enzo
alla mala vita del capoluogo mandò alla sbarra 179 im- Biagi, offre una definizione limpida di ciò che si intende
putati. Un evento giudiziario mai visto prima a Bari, per mafia e mafioso. “Un mafioso – afferma - è uno che
con 150 carabinieri a presidiare l’aula e le strade adia- lucra per avere prestigio e poi goderne in tutti i settori.
centi, altri 80 militari giunti dai comandi delle stazioni Chi lucra è anche capace di uccidere, dico uccidere anche
della provincia, 22 avvocati a dibattere. Un processo come morte civile. Ed è anche capace di usare delle espres-
che attirò l’attenzione della stampa di tutto il mondo e sioni come: fraternamente, affettuosamente ti consiglio”. Il
di tutte le principali testate italiane. De Carolis è bra- mafioso è questo. Sul terrore e sull’omertà egli fonda la
vissimo nel rappresentare la tensione che si respira nel- sua libertà di delinquere e perseguire arricchimenti il-
l’aria sin dalle prime ore del mattino del 5 aprile 1891, leciti. Più si riesce in tutto questo più la sua figura si
alla prima udienza in un immobile di proprietà della ammanta di onore e rispetto con i sodali.
signora Madia Alberotanza Diana in vico II Madonna Certo, non esistono alibi o pretesti per legittimare com-
Dell’Arco. Saranno tutti condannati e nel libro c’è un portamenti criminali che vanno combattuti perché im-
accurato elenco con le pene comminate e confermate pediscono ogni forma di convivenza civile. Di tanto in
negli altri due gradi di giudizio. tanto, qualcuno tenta di fornire un’interpretazione sto-
Era solo il primo passo compiuto per sconfiggere le riografica della mafia e della camorra e così lentamente
grandi organizzazioni criminali. La lotta è tuttora in si scivola verso una sorta di giustificazionismo del fe-
corso in tutto il Mezzogiorno d’Italia, come sappiamo. nomeno mafioso. Senza dubbio, la storia del nostro
Quasi un discorso a parte, a sé stante, l’autore riserva Mezzogiorno è costellata di vessazioni e soverchierie
alla mafia della provincia di Foggia, “una storia molto da dominatori stranieri nei confronti delle plebi o co-
antica”. De Carolis annota: “è una mafia di stampo ru- munque delle fasce deboli. Sin dalla nascita, nel 1300,
ral-pastorale, molto più insidiosa e spietata, caratterizzata del regno di Napoli, e poi per ben due secoli sotto il
da pericolose e sanguinarie faide familiari che, sin dalla dominio spagnolo, il Mezzogiorno si è trasformato nel-
seconda metà dell’Ottocento, imperversavano nell’aspro l’humus ideale per la coltura della mala pianta mafiosa.
territorio del Gargano”. In questo capitolo dell’enorme Fino all’unità d’Italia l’organizzazione del feudo non è
60 NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 6 ANNO VIII