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A PROPOSITO DI...













            aria tronfia e spavalda a gruppi di dieci o venti con una  lavoro compiuto, si scoprono episodi criminali del tutto
            “divisa” propria del clan: “pantaloni bianchi, stretti alle  inediti tra i quali merita di essere ricordato il fenomeno
            ginocchia e molto larghi alle estremità, in maniera da co-  del sequestro di persona. Il 1 marzo 1887 a San Nican-
            prire le scarpe, e con una fascia di colore rosso al di sotto del  dro Garganico malviventi tentano di aggredire un ricco
            corpetto, sporgente quasi tutto di fuori e spesso con massima  proprietario terriero, tale Gabriele Michele che si trova
            pendenza tutta da un lato. I capelli erano pettinati in  solo in casa in quel momento perché il resto della fa-
            modo speciale con un ciuffo che sporgeva dal cappello sulla  miglia è a San Marco in Lamis a fare spese. Gabriele
            fronte. Non la fecero franca. I carabinieri reali, le forze di  però inaspettatamente reagisce. Resta ferito uno della
            pubblica sicurezza li arrestarono tutti con gli anni. Me-  banda  che  poi  sarà  ucciso  insieme  all’intera  famiglia
            morabili i due maxi-processi contro la mala vita di Bari e  dagli altri assassini tra i quali c’è addirittura il fratello
            la società dei picciotti di Barletta”.                  del malvivente rimasto ferito.
            Nel libro, De Carolis riporta fedelmente, con il piglio  La verità la dice il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa,
            del giornalista, le dichiarazioni di mafiosi e pentiti o  assassinato dalla mafia dei corleonesi con sua moglie
            semplici testimoni. Nel processo a Barletta, del luglio  Emanuela Setti Carraro il 3 settembre 1982 quando
            1889, ben 116 mafiosi furono condannati a pene di-       rivestiva la carica di Prefetto di Palermo. Nel corso di
            verse. Due anni più tardi, nel 1891, il maxi processo   un’altra intervista televisiva rilasciata sempre ad Enzo
            alla mala vita del capoluogo mandò alla sbarra 179 im-  Biagi, offre una definizione limpida di ciò che si intende
            putati. Un evento giudiziario mai visto prima a Bari,   per mafia e mafioso. “Un mafioso – afferma - è uno che
            con 150 carabinieri a presidiare l’aula e le strade adia-  lucra per avere prestigio e poi goderne in tutti i settori.
            centi, altri 80 militari giunti dai comandi delle stazioni  Chi lucra è anche capace di uccidere, dico uccidere anche
            della provincia, 22 avvocati a dibattere. Un processo   come morte civile. Ed è anche capace di usare delle espres-
            che attirò l’attenzione della stampa di tutto il mondo e  sioni come: fraternamente, affettuosamente ti consiglio”. Il
            di tutte le principali testate italiane. De Carolis è bra-  mafioso è questo. Sul terrore e sull’omertà egli fonda la
            vissimo nel rappresentare la tensione che si respira nel-  sua libertà di delinquere e perseguire arricchimenti il-
            l’aria sin dalle prime ore del mattino del 5 aprile 1891,  leciti. Più si riesce in tutto questo più la sua figura si
            alla prima udienza in un immobile di proprietà della    ammanta di onore e rispetto con i sodali.
            signora Madia Alberotanza Diana in vico II Madonna      Certo, non esistono alibi o pretesti per legittimare com-
            Dell’Arco. Saranno tutti condannati e nel libro c’è un  portamenti criminali che vanno combattuti perché im-
            accurato elenco con le pene comminate e confermate      pediscono ogni forma di convivenza civile. Di tanto in
            negli altri due gradi di giudizio.                      tanto, qualcuno tenta di fornire un’interpretazione sto-
            Era  solo  il  primo  passo  compiuto  per  sconfiggere  le  riografica della mafia e della camorra e così lentamente
            grandi organizzazioni criminali. La lotta è tuttora in  si scivola verso una sorta di giustificazionismo del fe-
            corso in tutto il Mezzogiorno d’Italia, come sappiamo.   nomeno  mafioso.  Senza  dubbio,  la  storia  del  nostro
            Quasi un discorso a parte, a sé stante, l’autore riserva  Mezzogiorno è costellata di vessazioni e soverchierie
            alla mafia della provincia di Foggia, “una storia molto  da dominatori stranieri nei confronti delle plebi o co-
            antica”. De Carolis annota: “è una mafia di stampo ru-  munque delle fasce deboli. Sin dalla nascita, nel 1300,
            ral-pastorale, molto più insidiosa e spietata, caratterizzata  del regno di Napoli, e poi per ben due secoli sotto il
            da pericolose e sanguinarie faide familiari che, sin dalla  dominio spagnolo, il Mezzogiorno si è trasformato nel-
            seconda metà dell’Ottocento, imperversavano nell’aspro  l’humus ideale per la coltura della mala pianta mafiosa.
            territorio del Gargano”. In questo capitolo dell’enorme  Fino all’unità d’Italia l’organizzazione del feudo non è



            60 NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 6 ANNO VIII
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