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            d’ordine di V. E. [Vittorio Emanuele – ndA], l’incarico
            di recarmi a Villa Savoia per farvi accedere, con me pretesto,
            un certo numero di carabinieri e l’autoambulanza dell’au-
            toparco del Ministero dell’Interno e predisporre tutte le altre
            misure in vista della preannunziata visita di Mussolini a
            Sua Maestà il Re e dei conseguenti provvedimenti». Questa
            testimonianza è consonante con la versione che diede il
            Comandante Generale Cerica nella citata relazione per
            il Presidente del Consiglio Bonomi. Per cui, per “riunione
            segreta” si deve intendere quella che convocò lo stesso
            Cerica presso il Gruppo di Roma: «alle ore 14 convocai
            nell’ufficio del Comandante del Gruppo Interno di Roma
            [Ten. Col. Frignani – ndA] a viale Liegi l’Ispettore di
            Polizia della Real Casa Comm. Morazzini che mi era noto
            quale persona riservata, prudente e ligia alla Corona».
            Ritornando  ai  presenti  a Villa  Savoia,  prendiamo  in
            esame ulteriori tre testimonianze. Quella meno appro-
            fondita è del Generale Paolo Puntoni poiché assieme
            al re era rimasto nei saloni della Villa. Nel suo diario
            (Parla Vittorio Emanuele III, ediz. Il Mulino, 1993) egli
            scrive: «Lascio soli i Sovrani e vado a vedere come si sia
            svolta l’operazione del fermo di Mussolini. Appena fuori
            della palazzina, il Duce ha cercato la sua macchina che era
            stata accostata ad una siepe poi ha fatto qualche passo nel
            viale che conduce al cancello. Un capitano dei carabinieri
            gli è andato incontro e l’ha avvertito che per ordine supe-
            riore, sembra che abbia detto addirittura per ordine di Sua
                                                                                   PIETRO ACQUARONE, MINISTRO
            Maestà, doveva invitarlo a salire su un’altra vettura per           DELLA REAL CASA DEL REGNO D'ITALIA
            sottrarlo a eventuali reazioni della folla. Alle parole “è per
            la vostra incolumità” Mussolini si è limitato a rispondere  vice, il poco ricordato Tenente Colonnello Torella da
            “non ci credo”. De Cesare ha chiesto di seguire la sorte del  Romagnano che, come detto, aveva accompagnato, per
            suo Capo. Entrambi, senza opporre resistenza e senza par-  ultimo, il Prefetto De Cesare lungo lo scalone fino al
            lare, sono saliti su un’autoambulanza della polizia che è  cortile. Mentre gli altri se ne erano andati al seguito
            uscita da Villa Savoia per un cancello secondario. Il Duce  dell’ambulanza, Torella era rimasto nello spiazzo e, cre-
            è stato temporaneamente alloggiato in una caserma dei ca-  dibilmente, raccontò poi al suo superiore ciò a cui aveva
            rabinieri». È chiaro che Puntoni può parlare dell’episodio  appena assistito. Nicola De Cesare è un altro testimone
            in quanto descrittogli poco dopo che sia accaduto. Al-  dell’arresto del duce. Di quest’ultimo seguirà le sorti
            trimenti non avrebbe senso scrivere «…vado a vedere     fino alla Legione allievi carabinieri. Poi, quando Mus-
            come si sia svolta l’operazione del fermo di Mussolini».   solini verrà trasferito a Ponza, sarà condotto a Regina
            È assai verosimile che il suo suggeritore sia stato il suo  Coeli. Silvio Bertoldi così riporta quanto raccontatogli



            12 NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 6 ANNO VIII
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