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PAGINE DI STORIA
Il primo vero
Di lì a poco una piccola colonna di volontari, dopo aver
attraversato il Garda, sbarcò a Pacengo e l’11 aprile as- e proprio scontro
saltò immediatamente una polveriera austriaca, per poi
rifugiarsi a Castelnuovo. La reazione austriaca non si armato tra i due
fece attendere, in quanto da Verona sopraggiunse un
grosso contingente di soldati che mise a ferro e fuoco il
paese, incendiandolo e sottoponendo gli abitanti ad eserciti, dopo il
ogni genere di sevizie. Cagionarono uno spaventoso
bagno di sangue noto come la “strage di Castelnuovo”, passaggio del Mincio
che è passato alla storia come l’episodio probabilmente
più atroce della prima guerra d’indipendenza italiana. delle truppe di Carlo
Il Generale austriaco urn und Taxis, comandante
della crudele rappresaglia, scrisse nella sua relazione
“nulla poté resistere all’impeto delle nostre truppe”. La ri- Alberto, si ebbe
torsione degli austriaci si rivelò assolutamente spro-
porzionata nei confronti di gente inerme, che non nel pomeriggio del
partecipò affatto alle azioni di guerriglia. Solo 32 case
sulle 175 censite in paese si salvarono e i morti secondo
recenti ricostruzioni furono ben 134, ma sarebbero 28 aprile tra alcuni
stati certamente di più, se qualche soldato austriaco
l’inferno di Castelnuovo ci fu anche chi divenne pazzo reparti della Brigata
non si fosse opposto alla ferocia dei commilitoni. Nel-
per il terrore.
Nel frattempo i rinforzi richiesti da Radetzky, da con- “Thurn und Taxis”
trapporre all’avanzata piemontese, il giorno 16 aprile
passarono l’Isonzo agli ordini del Generale Nugent e e della Brigata
questo dette modo al Comandante in capo di contenere
la minaccia proveniente dal Po, tant’è che fece uscire le “Wohlgemuth”
truppe da Mantova per attaccare a Governolo i volon-
tari, ma quest’ultimi resistettero così bene che gli au-
striaci furono costretti a rientrare nella piazzaforte.
Il veloce evolversi della situazione indusse Radetzky a a nord per avvicinarsi alla città dalla Chiusa di Ceraino.
mettere in atto il piano generale di difesa che aveva L’esercito sabaudo annoverava come proprio Coman-
predisposto e che presupponeva essenzialmente di fer- dante in capo il re Carlo Alberto e come Capo di Stato
mare l’avanzata dell’Armata sarda sui colli di Bussolengo Maggiore il Generale Carlo Canera di Salasco. Si com-
e Pastrengo, dove si erano tra l’altro svolte tante azioni poneva di due corpi d’Armata più una di riserva, co-
di guerra nel periodo napoleonico. L’obiettivo era quello mandati rispettivamente dal Generale Eusebio Bava e
di arrestare frontalmente il nemico e di attaccarlo sul dal Generale Ettore Gerbaix De Sonnaz, mentre la di-
fianco esposto, sia che i piemontesi passato il Mincio visione di riserva era agli ordini di Vittorio Emanuele
marciassero direttamente su Verona, sia che piegassero Duca di Savoia, il futuro re.
NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 3 ANNO VIII 9