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CURIOSANDO NEL MUSEO DELL’ARMA
Posizione deL meccanismo di sParo
La posizione del cane e della martellina al lato de-
stro della cassa della carabina non è un caso, in con- a stare in piedi. Seguiamo passo passo le operazioni da
siderazione del fatto che la maggior parte dei soldati compiere valutandone la difficoltà. In primo luogo il
era destrorsa, e quelli che non lo erano imparavano militare doveva mettere l’arma parallela al suolo, se
da destri. La sua allocazione permetteva un carica- non si trattava del primo colpo, doveva soffiare nel
mento e un addestramento delle truppe univoco, focone per spazzar via i residui della precedente
oltre al fatto che così posizionato, il meccanismo di cartuccia combusta e abbassare le temperature dei
sparo, il fumo e i residui di combustione si dirige- metalli che avrebbero potuto incendiare, preventivamente,
vano dalla parte opposta rispetto al viso del tiratore. la polvere. Fatto ciò doveva montare il cane a mezza
In cosa consistette la modifica delle carabine dei corsa (fargli fare solo uno scatto indietro) e alzare
Carabinieri Reali? completamente la piastra della martellina. Con la
Ovviamente si possono immaginare gli incidenti mano libera doveva estrarre dalla giberna l’involucro
che accadevano ai soldati intenti a caricare l’arma. di carta contenente palla e polvere nera poi strappare
Per eliminare l’inconveniente più comune quale lo con i denti un’estremità, versando cautamente un giusto
sparo accidentale, con la carabina mod.1814 da ca- quantitativo di polvere nel bacinetto e infine chiudere
rabiniere reale, venne montata una sicura. A volte la piastra. Al termine di questa prima fase il fucile
durante il servizio l’arma, che si soleva portare carica doveva essere messo in verticale, con il calcio a terra. A
e pronta a sparare, poteva agganciarsi ad un ostacolo questo punto poteva versare il resto della polvere nella
con il rischio che il grilletto compiesse involonta- canna facendoci scivolare alche la palla di piombo e la
riamente il suo lavoro. Come risolvere l’inconve- carta di involucro. Ora arrivava la parte più delicata.
niente? Sarebbe bastato portare il cane disarmato, Con la bacchetta in dotazione bisognava pressare tutto
ma la martellina non si sarebbe più chiusa lasciando in fondo alla culatta, facendo attenzione nel mettere la
cadere la polvere d’innesco. Allora si pensò bene di giusta dose di forza, perché una compattazione troppo
svincolare la martellina una volta chiusa facendo in energica avrebbe deformato eccessivamente il piombo
modo che si rivolgesse verso la canna dell’arma, la- del proietto impedendogli di uscire allo sparo oppure
sciando nello stesso tempo il bacinetto chiuso. la polvere avrebbe potuto innescarsi senza scintilla.
Era frequente che in momenti concitati partissero in
aria le bacchette rendendo inutilizzabile il fucile. Al
contrario una compattazione insufficiente avrebbe fatto
in avanti scoprendo il bacinetto dove è presente una scivolare la palla dalla canna (perché non deformata) e
piccola quantità di polvere nera che si accende, grazie la polvere avrebbe potuto bruciare e non esplodere.
alle scintille. Questa accensione si propaga in un foro Giunti a questo punto bisognava ricordarsi di rimuovere
(il focone) che collega il bacinetto con l’interno della la bacchetta e riposizionarla nella cassa del fucile, far
culatta ove è presente in quantità notevole la polvere finire la corsa al cane e infine, portato il calcio alla
nera: il gioco è fatto. Più o meno. Il caricamento di spalla, si faceva fuoco, e in un polverone bianco si con-
questo ciclo che si conclude in circa un secondo ha bi- cludeva l’azione. Il fatto che questa polvere producesse
sogno di una lunga preparazione, più o meno calcolata molto fumo non è un fattore di poco conto. Si calcoli
in tre minuti. Di fatti il nostro carabiniere doveva pro- che in guerra, dopo una scarica di fucileria di 3 o 4
cedere in maniera autonoma allo svolgimento di ope- colpi, bisognava aspettare che il fumo si diradasse
razioni ben precise. Intanto poteva ricaricare l’arma perché non si vedeva più il nemico e i fucili erano
solo in posizione eretta perché la lunghezza della canna troppo caldi per essere pronti all’uso nuovamente.
e la necessità di versarvi materiali all’interno lo obbligava Daniele Mancinelli
NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 4 ANNO VII 59