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PAGINE DI STORIA





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                                                                                  Gualberto

            Nel luogo dove la tradizione vuole si sia svolto l’incontro
            tra Giovanni e l’uccisore del fratello, nel 1660 è stato            è figura cara
            realizzato un tabernacolo dipinto originariamente da
            Cosimo Ulivelli e, a causa dell’esposizione alle intem-
            perie, ridipinto nel 1839 da Antonio Sazzi (in Remini-             non soltanto
            scenze Pittoriche di Firenze, Edizioni del Vulcano 1845).
            Lo si trova ancora lì, in Via del Monte alle Croci, se-             ai religiosi e
            guendo le parole di Piero Bargellini nel suo libro Splen-
            dida storia di Firenze: “uscendo da Porta san Miniato,                 ai devoti,
            lungo la stradetta, che serpenteggiando tra gli olivi, sale al-
            l’antico monastero, si vede sulla facciata d’una casa, un
            grande tabernacolo, da poco restaurato, che ricorda il perdono  ma anche figura
            di Giovanni Gualberto”. Il dipinto del Crocifisso del mi-
            racolo fu invece trasferito in processione nel 1671 dalla      di rilievo storico
            chiesa di S. Miniato alla Basilica di Santa Trinità di Fi-
            renze, sorta laddove era edificata dall’anno 1077 una
            piccola chiesa dei Vallombrosani dedicata a Santa Maria           per la vita e le
            dello Spasimo.
            italiani, ai cultori delle foreste, ai devoti e ai religiosi. vicende fiorentine e
            San Giovanni Gualberto è caro non solo ai Forestali

            La sua è anche una figura di rilievo storico, avendo se-
            gnato con la sua opera e il suo rigore morale la vita e le  per il movimento di
            vicende della comunità fiorentina ed essendo divenuto
            punto di riferimento per il movimento di riforma ec-      riforma della Chiesa
            clesiastica dei secoli X e XI (“In Iude simoniacam labem
            ab Hetruria expulit, ac in tota Italia fidem pristinae inte-    dei secoli X e XI
            gritati restituit”. Dal Breviarium Romanum). In parti-
            colare, i legami tra San Giovanni Gualberto, la comunità
            monastica da lui fondata e i fiorentini sono molto stretti.
            E’ il noto Piero Bargellini, già sindaco di Firenze, a ri-  Non a caso il 12 luglio, giorno della morte del Santo,
            cordarlo: “S. Giovanni Gualberto e il suo Ordine contri-  era inserito nel catalogo delle feste cittadine. I Monaci
            buirono in larga misura allo sviluppo delle istituzioni civili  riscuotevano l’ammirazione e il rispetto dei fiorentini
            fiorentine; La Repubblica fiorentina si sentiva, ed era un  per il grande rigore morale, la rettitudine nell’osservanza
            po' pupilla di Vallombrosa… Durante il periodo più glorioso  delle regole imposte dal loro fondatore, la cui intera
            della repubblica fiorentina, in palazzo Vecchio, insieme con  vita fu caratterizzata dalla denuncia dei costumi e del
            i Priori e il Gonfalone, vivevano ben undici monaci val-  vizio a cui appartenenti allo stesso clero all’epoca indu-
            lombrosani… nulla si faceva nel Palazzo della Signoria  giavano. Giovanni Gualberto, infatti accusò di  “simonia”
            che non fosse approvato e rogato dai Monaci Vallombrosani.  (commercio  di  beni  sacri  spirituali)  il  proprio  abate
            Il sigillo della Repubblica era in mano loro e in mano loro  Uberto e il Vescovo di Firenze Pietro Mezzabarba, que-
            erano anche le chiavi della cassaforte”.                st’ultimo  rimosso  dal  Papa  Alessandro  II,  ottenendo



            44 NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 4 ANNO IV
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