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CRONACHE DI IERI
al S.I.S chiamava, schernendolo, l’Addetto navale
francese. Quando però, due notti dopo, Scordino e i
suoi uomini riuscirono ad introdursi furtivamente nel-
l’ufficio dell’Attaché, le serrature delle casseforti non si
aprirono. Esse erano di un modello di così grande pre-
cisione che le copie delle chiavi fatte dagli italiani ri-
sultarono troppo grossolane per poter funzionare.
Scordino non si dette però per vinto. Fu rintracciato il
tecnico che operava le manutenzioni nella sede di
Roma per conto della società che produceva le casseforti.
Anche quest’ultimo fu convinto a collaborare e, alla
prima occasione in cui egli si recò presso l’Ambasciata
francese per fare manutenzione alle casseforti della
sede diplomatica, il tecnico provvide a correggere i
difetti delle chiavi fabbricate dagli uomini del S.I.S.
Da quel momento gli uomini di Scordino entrarono
ogni notte nell’Ufficio dell’Addetto Navale per fotografare
i rapporti giornalieri che egli inviava ai suoi superiori
in Francia nonché tutti i documenti e i cifrari di volta
in volta depositati nelle casseforti.
Le incursioni notturne degli uomini di Scordino
durarono fino a pochi giorni prima dell’entrata in guerra
dell’Italia, quando, nell’ufficio dell’Attaché navale furono
sistemati alcuni seminaristi francesi che, in vista dello
GIUSEPPE SCORDINO IN UNIFORME DA COLONNELLO
scoppio delle ostilità, si erano rifugiati presso la loro
ambasciata. Fortunatamente, la guerra navale contro la
gettò la maschera rivelando la sua vera identità e, Francia non durò molto.
facendo leva sui sentimenti di patriottismo del portiere, La guerra del Capitano Scordino al servizio del S.I.S.,
ne ottenne la collaborazione. Guadagnata la complicità invece, non terminò con l’8 settembre del 1943. Scordino,
dell’usciere, fu la volta della cameriera dell’Addetto infatti, come molti altri ufficiali e sottufficiali del
navale. Ammaliata dal più affascinante e smaliziato dei Servizio Informazioni della Marina, seguì il proprio
collaboratori di Scordino, il Maresciallo Manca, la comandante di allora, l’Ammiraglio Franco Maugeri,
giovane inserviente valdostana riuscì a procurare le nel S.I.S. clandestino che, nella Roma occupata, combatté
chiavi delle casseforti presenti nell’ufficio dell’Attaché una guerra silenziosa contro l’invasore tedesco rimanendo
navale che furono rapidamente copiate dagli uomini di fedele al Governo legittimo e mantenendo i contatti,
Scordino e restituite alla cameriera, la quale le ripose di per conto del Centro di Resistenza clandestina della
nascosto nella tasca dei pantaloni dell’ufficiale francese Regia Marina, con l’organizzazione informativa della
sfruttando una sua pesante, quanto provvidenziale, 5ª Armata Alleata.
sbronza. Tutto era pronto per far scattare l’operazione, Ma questa è un’altra storia…
che fu chiamata “Rigoletto” dal nomignolo con il quale Claudio Rizza
NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 3 ANNO III 61