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CRONACHE DI IERI
PENNUTI E SEGRETI
Chiusa la partita con il Cocozza e con la sua seducente contemporaneamente due come amanti. Dopo aver
moglie, Scordino passò a mettere sotto torchio lo “zio” sorvegliato per qualche tempo la bella austriaca per ap-
francese. Ma l’uomo era fatto di tutt’altra pasta rispetto purare le sue abitudini e i suoi stili di vita, Scordino
ai due suoi complici; dopo sette lunghi interrogatori decise di passare all’azione. Una sera, approfittando del
Renè Rosa – così risultava chiamarsi dai documenti in fatto che la Gross si era recata all’Opera, Scordino s’in-
suo possesso il francese - non accennava a cedere; anzi, trodusse nel suo appartamento dove non gli fu difficile
egli insisteva nell’asserire di essere un agente assicurativo trovare le prove della sua attività segreta: nascosti tra la
che, per fare un piacere ad un amico, si era prestato a biancheria intima egli rinvenne diversi documenti
ritirare un plico – di cui, ovviamente, non conosceva il riservati della Regia Marina e la macchina Leica con la
contenuto – dalle mani del Cocozza. Scordino non si quale la donna li aveva fotografati.
perse d’animo. Si recò presso il Ministero degli Esteri Quando Margherita rientrò a casa, a notte fonda, trovò
dove esaminò tutti i visti d’ingresso in Italia concessi il capitano dei Carabinieri ad attenderla. Di fronte alle
allo “zio” René. Scoprì in questa maniera che, negli evidenze inconfutabili della sua attività spionistica,
ultimi anni, egli era entrato molte volte in Italia. Margot cedette e “vuotò il sacco”. Disse di essere
Contattate tutte le Questure delle città visitate dalla divenuta spia al servizio del Deuxième Bureau per amore
spia francese, Scordino ricevette da queste i nomi degli di un francese conosciuto nel 1932 sui campi di sci di
alberghi presso i quali Rosa aveva soggiornato nonchè St Moritz. Col tempo, l’uomo aveva incominciato a
notizie su alcune “disavventure” sentimentali che lo chiederle informazioni sui movimenti delle navi nel
avevano visto protagonista. Scordino tornò quindi nella porto di Napoli, giustificando questa sua insolita curiosità
cella dove era recluso il sedicente agente assicurativo e, col fatto che egli stesse scrivendo un libro sulle marine
snocciolando con disinvoltura tutte le informazioni ac- mercantili. Ben presto Margot si era trovata intrappolata
quisite, fece credere al francese che egli fosse stato in un gioco più grande di lei, ma quando se ne era resa
tenuto sotto stretta sorveglianza dal Servizio Informazioni
della Marina da anni. René tentò nuovamente di negare
ogni addebito ma Scordino seppe metterlo nell’angolo.
Il francese aveva infatti asserito di avere clienti italiani
concentrati nella sola zona delle Alpi Marittime. Diverse
sue visite effettuate a Napoli nei mesi precedenti pro-
vavano il contrario e fecero cadere il suo castello di
menzogne. Alla fine, l’agente nemico ammise di essersi
recato più volte a Napoli per vedere una donna, un’av-
venente signora di nome Moroni.
Il Capitano Scordino volò quindi a Napoli dove, con
l’aiuto degli agenti della locale Questura riuscì a scoprire
che una signora Moroni esisteva davvero. Il suo nome
era Margherita Gross, detta “Margot”. Si trattava di
una cittadina austriaca che aveva sposato un italiano da
cui si era poi separata. Scoprì inoltre che Margot aveva MARGHERITA GROSS
un debole per gli Ufficiali di Marina tanto da averne IN UNA FOTO DEGLI ANNI ‘40
58 NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 3 ANNO III