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PAGINE DI STORIA
Catturato
il 13 agosto
del paese indicato dal capobanda, i carabinieri vennero
divisi in gruppi, condotti in alcuni boschi vicini e lì dai partigiani greci
fucilati. Le motivazioni dell’eccidio non vennero mai
chiarite completamente, ma si pensa siano da attribuire dopo una furiosa
al clima di insofferenza generato dalla presenza italiana
in Albania.
Sette mesi prima della tragica fine del Maggiore Duce, battaglia,
un’altra drammatica vicenda contribuì ad incrinare ul-
teriormente il già fragile equilibrio instauratosi tra fu torturato
italiani e greci nel territorio occupato dalle nostre
truppe. Nel febbraio 1943, alla periferia del villaggio di
Domenikon, un gruppo di partigiani ellenici attaccò e fucilato
una colonna di soldati della divisione “Pinerolo”,
lasciando sul terreno nove militari italiani. Il Generale il 23 settembre
Benelli, comandante della “Pinerolo”, ordinò, per rap-
presaglia, di radere al suolo il paese. successivo
L’ordine fu preso alla lettera: i soldati italiani rastrellarono
150 civili, praticamente tutti gli uomini del paese sopra
i quattordici anni, e li portarono in un bosco vicino ove nonostante
furono fucilati. Dopo la strage il piccolo centro venne
anche bombardato e incendiato da uno stormo di aerei fosse intervenuto
italiani. La tregua non scritta fra italiani e greci era
finita nel sangue e il conflitto si sarebbe fatto sempre
più spietato. l’armistizio
Il 13 agosto 1943, mentre transitava alla guida di una
piccola colonna di mezzi motorizzati sulla rotabile
Tebe-Atene, il Maggiore Duce cadde in un’imboscata dimostrata in combattimento e per il rifiuto di tradire
tesagli da alcuni partigiani greci, che, dopo una furiosa il suo giuramento. Sintomatico del suo contegno
battaglia, nel corso della quale lo stesso Duce venne indomito, è quanto avrebbe dichiarato ai suoi carnefici
ferito al braccio sinistro e al piede destro, lo fecero pri- appena appresa la notizia della fucilazione di un suo
gioniero. Privo di cibo e di cure, fu sottoposto a una compagno di prigionia: “Se mi toccasse la stessa sorte,
serie di inaudite torture, alle quali resistette tuttavia saprei morire da Italiano e da Carabiniere!». Il 23 set-
con straordinaria forza d’animo, rifiutando sdegnosamente tembre 1943 il Maggiore Duce venne condannato a
l’offerta di aver salva la vita sottoscrivendo una falsa di- morte e fucilato il giorno dopo nei pressi del Monte
chiarazione che facesse cadere in trappola altri reparti Parnete. Anche al momento dell’esecuzione, seppe man-
delle nostre Forze Armate. Nonostante fosse intervenuto tenere un contegno estremamente fiero e nobile.
l’armistizio, i partigiani non vollero liberarlo, come av- Per il fulgido eroismo dimostrato in occasione della
venuto per altri prigionieri italiani che furono lasciati sua tragica scomparsa, il Maggiore Livio Duce è stato
liberi di scegliere se rientrare in patria o combattere insignito, con decreto presidenziale del 6 febbraio 1951,
contro i tedeschi, probabilmente per via della fierezza della medaglia d’oro al valor militare alla memoria, con
32 NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 3 ANNO III