Page 49 - Notiziario 2018-1
P. 49

PAGINE DI STORIA













                                                                    pianta secolare non esiste più, ma rappresenta ancora
                                                                    oggi un simbolo della città, al pari di un monumento,
                                                                    di un famoso personaggio o evento.
                                                                    L’albero in questione era un cipresso, considerato il più
                                                                    antico  d’Italia  e  Cesare  Cantù  lo  riteneva  piantato
                                                                    «avanti l’era volgare». L’immaginazione popolare aveva
                                                                    creato, intorno a questa pianta secolare, la più fantasiosa
                                                                    tradizione. Si diceva infatti che Scipione, dopo la sfor-
                                                                    tunata  battaglia  con  Annibale,  sul  Ticino,  si  fosse
                                                                    riposato sotto quest’albero e che un altro vinto, Francesco
                                                                    I di Francia, preso dall’ira per la sconfitta, avesse trafitto
                                                                    dispettosamente con la sua spada il tronco già centenario.
                                                                    Ma  se  queste  sono  leggende,  frutto  della  fantasia
                                                                    popolare,  la  storia  racconta  che  Napoleone,  quando
                                                                    seppe che per costruire la strada del Sempione da lui
                                                                    progettata si doveva abbattere l’albero, dispose che si
                                                                    restringesse il tracciato pur di rispettare il cipresso.
                                                                    Il Cipresso sommese terminò la sua secolare esistenza
                                                                    il  2  settembre  1944,  quando  venne  abbattuto  dalla
                                                                    «furia ciclonica». Così raccontava la Cronaca Prealpina
                                                                    dell’epoca: «la colossale pianta soccombeva, vinta dal
                                                                    forte vento e dall’acqua torrenziale che avevano spostato
                                                                    il baricentro della sua gravità».
                                                                    Gli  abitanti  del  posto  continuano  a  tramandare  la
                                                                    memoria di questo albero, infatti, nel 2014 è stato or-
                                                                    ganizzato un evento, promosso anche dal Ministero
                                                                    dei beni e delle attività culturali e del Turismo, per ri-
                                                                    cordare  i  settant’anni  dal  suo  sradicamento. Questi
                                                                    sono solamente alcuni fra gli alberi degni di essere ri-
                                                                    cordati, ma il patrimonio monumentale della natura in
                                                                    Italia è molto vasto e occorre averne una cura particolare
                                                                    proprio perché i vecchi alberi sono, tra tutti, quelli più
                                                                    esposti ai maggiori rischi.
                                                                    Data l’enorme ricchezza di spunti naturalistici e culturali
                                                                    legati  alla  loro  vita,  perdere  questi  patriarchi  della
                                                                    natura significherebbe rinunciare anche ad alcune im-
                                                                    portanti pagine della nostra storia e alla memoria di
                                                                    cui gli alberi monumentali si fanno preziosi custodi.


                                                                                                           Simona Greco



                                                                      NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 1 ANNO III  49
   44   45   46   47   48   49   50   51   52   53   54