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polizia giudiziaria
zata al rifornimento di alcuni, pur-
troppo ancora numerosi, ristoranti
dove si prepara il tipico piatto
“polena e osei”. Per rendersi conto
del giro d’affari, si pensi che un
uccellino, in questi casi sempre
appartenente a specie protette,
viene venduto al ristorante a circa
20.000 lire, dove si somministra un
piatto di 10-12 uccelletti per circa
50.000 lire, durante cene riservate
o addirittura nel giorno di chiusura.
Una recente sentenza della Corte di
Cassazione ha reso quasi impossi-
bile il controllo dei locali legitti-
mando l’importazione di uccellini
dall’estero. Per cui, al ristorante è G. Marcoaldi - Panda Photo
sufficiente effettuare un solo acqui-
sto in regola per poter poi coprire,
con quella fattura, il commercio
clandestino di uccellini, oramai Brescia - Operazione Pettirosso, “archetti” speciali trappole per piccoli uccelli sequestrati dal N.O.A.
irriconoscibili in quanto spiumati e
privati del becco (fattori basiliari mezz’ora dopo: le operazioni di tratta di una dimostrazione enco-
per il riconoscimento) ed infine ricerca delle trappole e, in partico- miabile, di spirito di sacrificio, di
congelati. lar modo dei bracconieri, durano attaccamento a dei valori di difesa
Il personale del Nucleo, in tutto 15 fino al tramonto quando il persona- della natura e di rispetto della
elementi, viene selezionato su le rientra in sede per la redazione legge, non comuni, che viene ri-
scala nazionale, tra gli uomini più degli atti e il compimento di tutti compensato ogni qual volta si rie-
preparati ed addestrati che operano gli adempimenti formali necessari, sce a liberare un’uccellino preso in
coordinati da un funzionario. senza contare le numerose opera- trappola o, ancor di più, quando si
Le pattuglie affrontano un lavoro zioni notturne. Questo significa riesce ad assicurare alla giustizia
massacrante con la sveglia che che il meritato riposo arriva solo un bracconiere dei più crudeli e
avviene normalmente alle quattro verso mezza notte per poi essere di insensibili, come è quello che usa
del mattino per recarsi in montagna nuovo in piedi quattro ore dopo. Si gli archetti.
IL MUSEO DEL BRACCONAGGIO
Inaugurato nel 1994, il Museo del bracconaggio e delle trappole è stato allestito dalla “Media Free Time”, con la
collaborazione del Corpo Forestale dello Stato, Servizio Cites, del Ministero degli Interni, della Guardia di
Finanza di Genova, del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, della Soprintendenza per i Beni Culturali e
Architettonici per l’Emilia Romagna, di Enti locali ed associazioni ambientaliste.
Il Museo ha come finalità la divulgazione della complessa problematica attinente la cattura illegale di specie
animali protette. Il tema del bracconaggio viene affrontato storicamente, con la trattazioner dei motivi che spin-
sero, fin dal Medioevo, le popolazioni più povere a rischiare gravissime punizioni pur di procurarsi di che vivere.
La caccia, infatti, prerogativa della sola nobiltà, fu addirittura per il cervo solo dei regnanti. La sopravvivenza,
quindi, allora come oggi nei paesi più poveri, era ed è la motivazione del bracconaggio. Ovviamente lo stesso
fenomeno, nei paesi più progrediti come l’Italia, è dovuto a ben altre ragioni come il lucro, un’arcaica mentalità
e l’ignoranza. Il Museo grazie alla collaborazione dei numerosi enti, associazioni e privati, espone molto mate-
riale autentico sequestrato dagli organismi competenti in Italia, buona parte del quale introdotto illegalmente
dall’estero. Oltre a tagliole utilizzate per animali di diverse abitudini e dimensioni, dal ghiro alla tigre, sono espo-
sti lacci, nasse, reti amida lupo, veleni, colle e altre trappole sequestrate. Inoltre, grazie alla fondamentale colla-
borazione del Servizio Cites del C.F.S., i visitatori possono vedere i manufatti derivanti dall’attività del bracco-
naggio, come pelli, borse e cinture in pelle di rettile, monili ed altro, sequestrati in base alla Convenzione di
Washington.
Un altro settore, invece, denuncia l’utilizzo delle trappole anti-uomo, che vanno da quelle costruite dai vietcong
nella guerra del Vietnam, alle terribili mine anti-uomo, ancora oggi utilizzate massicciamente e di cui esistono
almeno 100 milioni di ordigni sparsi e dimenticati da anni, ma ancora funzionanti. Fra le trappole esposte figura,
in un apposito diorama, un’autentica tagliola anti-uomo austriaca utilizzata nella Guerra Mondiale.
Il Museo del Bracconaggio e delle trappole ha sede nel Castello di Bardi (PR), una delle più possenti e meglio
conservate fortezze europee. Per informazioni tel. 0525/71626.
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