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Una struttura pubblica per pianificare gli usi e impedire gli abusi


               bene comune e vitale, necessario agli esseri viventi e a tutti gli ecosiste-

         FOCUS  mi naturali. Risorsa tanto indispensabile, quanto limitata.
                  Ecco perché, quando si affronta questo argomento, si fa riferimento
               soprattutto a due necessità: la garanzia di accesso per tutti i cittadini ai
               servizi idrici e la tutela della risorsa “acqua” attraverso un uso il più cor-
               retto e razionale possibile. Cosa che, purtroppo, non accade nel nostro
               Paese. L’Italia, infatti, veste la maglia nera degli sprechi. Siamo fra gli ul-
               timi dell’Unione Europea e nel pianeta per uso razionale delle acque, il
               Paese con la più alta quantità di acqua pro capite utilizzata di tutta la Ue
               e alla terza posizione nel mondo dopo USA e Canada. Inoltre, in
               Europa abbiamo il record per i più alti consumi domestici, secondo po-
               sto per indice di sfruttamento della risorsa e, per quanto riguarda l’uso
               industriale, abbiamo il peggiore indice di consumo per unità di prodot-
               to realizzato.
                  Anche per quanto riguarda l’agricoltura, che nel nostro Paese consu-
               ma tra il 50 e il 60 per cento (dati IRSA 1999) di tutta l’acqua prelevata,
               le cose non vanno bene. Siamo uno degli Stati che, a causa di sistemi ir-
               rigui non efficienti, consuma la più alta quantità d’acqua per ettaro irri-
               gato. Il problema maggiore sembra risiedere proprio nel sistema degli
               acquedotti, dove le perdite sono mediamente del 30 per cento con punte
               addirittura superiori al 50 per cento di quanto messo in distribuzione.
                  Non possiamo infatti dimenticare che, ancora oggi, in buona parte
               delle regioni dell’Italia meridionale e insulare vi sono importanti centri
               urbani in cui per lunghi periodi dell’anno non arriva acqua nelle case. E
               non possiamo neppure dimenticare che molte reti di distribuzione sono
               ben lontane da quelle condizioni che potremmo definire come “buone”.
                  Per risolvere la situazione non basta costruire maggiori e nuove in-
               frastrutture idriche (acquedotti, fognature e depuratori), che natural-
               mente vanno fatte dove non ci sono. Serve, invece, una rinnovata ed ef-
               ficiente capacità di governo della risorsa, che parta dalla pianificazione
               degli usi e che si occupi della regolazione della domanda e dell’offerta,
               e che miri a tutelare la risorsa stessa. Laddove per “capacità di gover-
               no” si intende una migliore gestione dei servizi finalizzata alla risposta
               dei bisogni della collettività.
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                  A proposito di quanto detto sulle “stime statistiche” va precisato
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