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Consumi, risorse, scelte: un approccio tutto da rivedere


            prosciugati. Il deficit idrico globale è il frutto del recente aumento
            (qualcuno parla di un triplicarsi), nell’ultimo mezzo secolo, della richie-  FOCUS
            sta d’acqua e del rapido diffondersi in tutto il mondo di mezzi tecnolo-
            gici - quali le potenti pompe diesel o elettriche - per raggiungere i giaci-
            menti più profondi. Proprio la perforazione di milioni di nuovi pozzi
            ha spinto il prelievo di acqua ben oltre la capacità di rigenerarsi di molte
            falde acquifere. E il fallimento di molti governi, nel limitare il pompag-
            gio (passando a un prelievo d’acqua sostenibile), ha portato all’attuale
            abbassamento delle falde in numerosi Paesi, che avrà quale conseguen-
            za che tra non molto (Pearce azzarda il 2025) tre miliardi di persone si
            troveranno a fronteggiare siccità croniche e lo spettro di guerre per
            l’acqua. E il rischio di trovarsi di fronte ad un vero e proprio dramma è
            reso ancor più grave dal fatto che pochi se ne preoccupano davvero.
               Ricapitolando, le cause di questa crisi idrica sono molteplici: fra que-
            ste gli sprechi, una serie di progetti ingegneristici sbagliati e le colture
            ad alto rendimento, che - pur avendo salvato una generazione dalla ca-
            restia - stanno ora causando una progressiva desertificazione. Il titolo
            del libro di Pearce non ammette sfumature, come la realtà che emerge
            al termine della lettura di queste 400 densissime pagine (frutto di quasi
            duemila giorni d’indagini): l’acqua a nostra disposizione si riduce rapi-
            damente. Ne usiamo (o, meglio, ne sprechiamo) quantità sempre mag-
            giori, e ne avremo sempre meno: la maggior parte dell’acqua dolce che
            possiamo sfruttare proviene dai fiumi e ammonta, alla fine del ciclo, a
            circa novemila chilometri cubi d’acqua. «Questa quantità equivale a
            1.400 metri cubi all’anno per ogni abitante» - evidenzia Pearce. «Non è
            poco» ma, aggiunge, «(…) ho calcolato che il mio fabbisogno di acqua
            è compreso fra 1.500 e duemila metri cubi d’acqua. Immagino che an-
            che al resto del pianeta farebbe piacere vivere come me, quindi abbia-
            mo un problema».
               L’acqua è l’elemento vitale per la sopravvivenza del nostro pianeta, e
            la corretta gestione delle risorse idriche è la sfida principale del nuovo
            millennio. Il nostro progressivo intervento sui cicli idrici ha creato una  6
            crescente “appropriazione” dell’acqua per i nostri scopi (irrigazione,      n.
            agricoltura, industria, usi civici, ecc.), acqua che sottraiamo in sempre   -  II
            maggiori quantità e della quale compromettiamo ulteriori usi a causa
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