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Consumi, risorse, scelte: un approccio tutto da rivedere


               dell’inquinamento invasivo che ormai interessa pesantemente molti fiu-

         FOCUS  mi e laghi. Non sempre la risposta migliore alla scarsità d’acqua, all’atte-
               nuazione dei disastri e alla gestione dei rischi è lo sviluppo delle infra-
               strutture; ad esempio, le dighe sono oggi una tecnologia in declino.
               Non solo, come sostiene Pearce, a causa di uno sbilanciato rapporto
               costi/benefici, ma anche perché la loro costruzione è stata costellata di
               errori ed episodi di corruzione, e la promessa di trattenere le rovinose
               piene spesso disattesa. Schemi di infrastrutture elaborate, che mutano
               in modo radicale l’ambiente acquatico, producono spesso più male che
               bene, e sovente viene trascurato e sottovalutato il loro pesante e invasi-
               vo impatto ambientale.
                  Sarebbero invece le risposte non strutturali (la riforestazione o il ri-
               sanamento delle zone umide) a fornire, nel lungo periodo, le alternative
               più efficaci, anche da un punto di vista economico. Quindi la salvaguar-
               dia della salute degli ecosistemi deve essere considerata come un prere-
               quisito - non un approccio competitivo - alla fornitura d’acqua e alle
               esigenze sanitarie. L’acqua dolce deve essere gestita in modo armonico
               con gli ecosistemi naturali, utilizzando e preservando i processi ecolo-
               gici, che sono la fonte delle riserve dalle quali dipendiamo tutti. L’acqua
               dolce, dopo tutto, è una risorsa naturale. Proprio le tecnologie a basso
               costo, pratiche ed efficaci, saranno gli strumenti più importanti per
               procurare acqua potabile e servizi igienici. In particolare Pearce sottoli-
               nea l’utilità della raccolta di acqua piovana con tecnologie diverse: sot-
               terranei, cisterne per l’irrigazione nei campi, pozzi, bacini poco profon-
               di, reti di canali e serbatoi.
                  Comunque, non si deve cadere nell’errore di ritenere che solo i Paesi
               poveri o in via di sviluppo dovranno confrontarsi con le conseguenze
               dell’emergenza idrica. Infatti anche i Paesi ricchi saranno toccati dalla
               crisi mondiale dell’acqua: l’allarme arriva dal rapporto annuale del
               WWF, pubblicato alla vigilia della Settimana mondiale delle risorse idri-
               che (dal 20 al 26 agosto). In queste nazioni la crisi è generata dall’inqui-
               namento e dalla cattiva gestione delle risorse. Nel rapporto vengono
               esaminati i casi di due metropoli - Houston e Sydney - in cui il consu-
               mo di acqua è nettamente superiore al ritmo di ricostituzione delle ri-
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               serve, mentre a Londra la cattiva rete di distribuzione porta alla disper-
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