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L’economia della foresta: strumenti di analisi e di intervento
soggetto B, C, D, …ecc, cioè tutti gli altri facenti parte della società, possano beneficiare del-
lo stesso bene (esempio, la sicurezza dei confini di uno stato è un bene non rivale perché se i
confini sono sicuri per A, lo sono anche per B, C, D, …ecc.); il bene pubblico non è escludi-
bile nel senso che una volta che un bene pubblico sia stato prodotto, tutti ne godono e non
è possibile escludere alcuno da tale godimento (se i confini sono sicuri lo sono per tutti an-
che per coloro che non pagano le tasse e non è possibile escludere alcuno da tale beneficio);
l’indivisibilità del bene pubblico deriva dal fatto che la soddisfazione origina dal bene nel suo
complesso (l’intera sicurezza non un pezzo, una parte di essa) tant’è che ogni individuo uti-
lizza, per così dire, il bene nella sua totalità (senza però sottrarre alcunché alla soddisfazione
degli altri membri della società data la non rivalità). Queste caratteristiche, contrapposte a
quelle dei beni privati, sono alla base delle difficoltà di fornitura e finanziamento dei beni
pubblici e della loro sottoproduzione se lasciati al mercato. Si veda per esempio il lavoro se-
minale di Samuelson P., “The pure theory of public expenditure”, in Review of Economics and
Statistics, 1954 e la trattazione consolidata di Stiglitz J.E., Economics of the Public Sector, Norton,
New York-London, 2000, terza edizione.
5 Come ogni buon testo di economia mette in evidenzia, ogni qualvolta la produzione e/o il
consumo di un bene privato produce effetti “esterni” ai soggetti che producono e/o consu-
mano il bene, il prezzo che si forma sul mercato non è quello corretto ovvero capace di por-
tare all’ottimo paretiano sociale. Per questo la correzione delle esternalità via intervento pub-
blico è necessaria. Si veda per esempio Varian H.R., Microeconomic Analysis, Norton, New York-
London, 1992, terza edizione; oppure Cornes R. - Sandler T., The Theory of externalities, Public
Goods and Club Goods, Cambridge University Press, 1999 (ristampa della seconda edizione).
6 Non è forse irrilevante sottolineare come alcune sentenze, in Italia e all’estero, contengano
l’obbligo di risarcimento per i danni ambientali provocati. In Italia si può pensare alla
Montedison e ai fanghi di Porto Marghera mentre all’estero si può pensare al caso della pe-
troliera Exxon Valdez, tanto per citare i più noti. La valutazione dei danni ambientali richie-
de di pervenire a “valori” pur in assenza di prezzi.
7 Per ogni definizione di foresta si può in fatti risalire al suo valore tramite la valutazione dei
flussi dei beni e servizi che essa produce per le generazioni presenti e future. Così il valore
della foresta vergine, intesa come non contaminata dall’uomo, dovrà contenere soprattutto il
valore attribuibile alla “biodiversità”, essa stessa valutabile in termini di potenzialità medici-
nali per la cura di malattie ancora non debellate; la foresta amazzonica, in termini soprattut-
to di valore attribuibile alla funzione di regolazione climatica che essa svolge. Biodiversità e
regolazione climatica sono due esempi di beni senza prezzo di mercato ma con grande valo-
re economico per l’umanità.
Si richiama l’attenzione sul fatto che l’economia deve fornire le valutazioni monetarie neces-
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sarie per le decisioni politiche concernenti l’uso delle risorse; perciò l’economia che si occu-
pa dell’uso delle risorse naturali e dell’ambiente non è l’ideologia del no allo sviluppo ma è
quella parte di questa scienza che estende i criteri economici di ottimalità alle generazioni fu-
ture e in ciò consiste lo sviluppo sostenibile. Non è la scienza del no allo sviluppo in sé, ma
del no alle forme insostenibili.
9 In queste circostanze il metodo di valutazione potrebbe essere quello noto in letteratura co-
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me del prezzo edonico.
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