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L’economia della foresta: strumenti di analisi e di intervento


            Angeles e New York.
               Certo non si può dimenticare che l’esigenza di passare ad un uso so-
            stenibile della foresta sia al momento sentita principalmente nei Paesi
            industrializzati e che anche lo strumento certificazione sia praticamen-
            te inutilizzato nei Paesi in via di sviluppo, dove i tagli degli alberi di-
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            struggono ogni anno immense aree di foreste. In sintesi: tanto più si ta-
            glia, tanto meno si certifica.






            Note


            1  Per riforestazione si intende la conversione, per azione antropica, in foresta di un terreno
            già in precedenza forestale, ma che nel passato è stato convertito ad altri usi, realizzata per
            mezzo di piantagione, semina e/o azione antropica di sostegno all’affermazione di modalità
            naturali di propagazione (Fonte: bozza di Decisione CMP.1 della Conferenza delle Parti di
            Marrakech, 2001). Per afforestazione si intende la conversione in foresta, per azione antropi-
            ca, di un’area che non sia stata foresta per almeno 50 anni; l’afforestazione può essere realiz-
            zata per mezzo di piantagione, semina e/o un intervento antropico di sostegno all’afferma-
            zione delle modalità naturali di propagazione. (Fonte: bozza di Decisione CMP.1 della
            Conferenza delle Parti di Marrakech).
            2  Nel prosieguo si intende sempre riferirsi ai “beni e servizi” anche quando, per brevità, men-
            zioniamo soltanto i beni.
             Per fare un esempio estremo, l’aria che l’uomo respira certamente è un bene nel senso che
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            soddisfa il bisogno di respirare ma essa non ha prezzo di mercato e perciò il suo “valore” non
            è automaticamente percepito, anzi non lo è affatto.
             Si richiama l’attenzione sul fatto che i termini beni e servizi “privati” e beni e servizi “pub-
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            blici” sono qui usati nel significato tecnico-economico e non secondo l’uso del linguaggio
            corrente che intende i primi come beni prodotti dal settore privato e i secondi quelli prodot-
            ti dal settore pubblico. In senso economico-tecnico la definizione si riferisce alle “qualità in-
            trinseche” dei beni e non a chi li produce, tant’è che beni pubblici possono essere prodotti
            dal mercato o settore privato e ugualmente beni privati possono essere prodotti dal settore
            pubblico. I beni privati sono divisibili, escludibili e rivali nel consumo mentre quelli pubblici
            sono non rivali nel consumo, non escludibili e indivisibili. La rivalità nel consumo implica che
            il bene appropriato dal soggetto A non sia più disponibile per altri soggetti (esempio il pani-
            no consumato da A); l’escludibilità significa che se il soggetto A non paga il prezzo del bene
            che desidera è escluso dal godimento del bene (nell’esempio, per ottenere il panino occorre  4
            pagarne il prezzo di mercato); la divisibilità, un concetto leggermente più elaborato dei primi  n.  -
            due e che acquista chiarezza se pensato in riferimento ai beni pubblici, ha a che fare con l’in-  II
            dividuazione della soddisfazione separabile e separata del singolo soggetto. Il bene pubblico
            invece è non rivale nel consumo ovvero il beneficio per il soggetto A non toglie che anche il  Anno

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