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Energie: gli estremi delle alternative
fatto che le tecnologie sino ad oggi utilizzate, soprattutto nel Mar del
Nord e nell’Atlantico settentrionale, non sono ancora sufficientemen-
te sofisticate, anzi risalgono ancora - concettualmente - a Leonardo da
Vinci. E gli impianti fondati su tali tecnologie presentano il problema
che, se sono proporzionati in modo da essere sensibili ed efficienti
anche in condizioni di mare calmo, sono delicate e a rischio di distru-
zione in caso di tempesta mentre, se sono sufficientemente grandi e
pesanti da resistere quando questi mari sono in tempesta, non riesco-
no a captare la maggior parte del moto ondoso di bassa intensità. Per
quel che riguarda il nostro Paese, che è circondato da mari italiani tran-
quilli, e con moto ondoso molto limitato, solo oggi si stanno metten-
do a punto tecnologie appropriate. Tra queste, quella più adatta, e che
crea migliori speranze per l’avvenire, è la tecnologia fondata su campi -
ancorati sul fondale - di boe che galleggiano in equilibrio fortemente
instabile, e che vengono sistematicamente e di continuo capovolte dalle
onde. In tal maniera, al loro interno si attiva un pistone che scorre per
semplice gravità in un cilindro, attivando una dinamo.
Se si scelgono bene le aree da disseminare di boe, siamo, come si
vede, di fronte a tecnologie senza nessun impatto ambientale - neanche
visivo - cioè di tecnologie che, nell’ampio spettro delle tecnologie alter-
native al petrolio, si collocano esattamente all’estremo opposto rispet-
to a quelle, come lo sfruttamento delle sabbie bituminose, su cui punta,
per perpetuarsi, il sistema energetico attualmente esistente. E di tecno-
logie che, dal punto di vista gestionale, saranno accessibili anche a sog-
getti diversi dalle grandi compagnie che oggi garantiscono il potere
imperiale in campo energetico.
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