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Energie: gli estremi delle alternative


                  C’è tuttavia un aspetto che rende la fusione termonucleare control-
               lata un po’ meno radicalmente innovativa rispetto alla attuale situazio-
               ne del sistema energetico, ed è il suo fondarsi su megastrutture, su
               grandi impianti destinati a servire una grande rete da essi irradiantesi.
               E, invece, le fonti veramente alternative dovrebbero avere anche la
               caratteristica della flessibilità, la non-dipendenza da pesanti sistemi cen-
               tralizzati di produzione. Ed è questo il caso - sotto un profilo tecnico -
               dell’energia solare e di quella eolica, che porterebbero ad un nuovo
               panorama del settore della produzione di energia, non più dominato
               dalle grandi compagnie che oggi spadroneggiano sul mercato del
               petrolio. Senonché, sarebbe difficile per l’Italia puntare sul solare, che
               richiede ampi spazi, o sull’eolico, che ha molte controindicazioni pae-
               saggistiche e ambientali. Entrambi richiedono, per la creazione dei loro
               impianti, la disponibilità di grandi spazi, che sono disponibili solo nei
               deserti e lontano dai centri di utilizzazione dell’energia. C’è perciò da
               tenere presente, sotto un profilo mondiale come sia l’eolico - che allo
               stato attuale è la tecnologia alternativa meno costosa - che il solare, a
               meno di un breakthrough tecnologico finora non prevedibile, richiede-
               rebbero per essere economici prezzi dell’energia ai quali diventerebbe-
               ro convenienti anche le sabbie bituminose e gli oli pesanti, cioè i loro
               concorrenti meno “alternativi”, e di gran lunga preferiti dal sistema
               industriale-commerciale che oggi ruota attorno al mondo dell’energia.
                  Il principale punto debole sia del solare che dell’eolico sta però nel
               fatto che in entrambi i casi si tratta di fonti discontinue, il solare utiliz-
               zabile solo di giorno (e neanche tutti i giorni) e l’eolico quando ci sono
               particolari condizioni meteorologiche. Non è invece questo il caso del
               moto ondoso, che è un portato dei venti e dell’irraggiamento solare, ma
               che funziona 7 giorni a settimana, e 24 ore su 24. Sarebbe questa, tra le
               possibilità del dopo-petrolio, la fonte veramente alternativa, quella
               posta all’altro estremo dell’arco delle alternative tecnico-ambientali,
               rispetto al carbone, agli oli pesanti, alle sabbie bituminose.
                  Esiste, ovviamente, una serie di problemi tecnici da risolvere per un
               pieno sfruttamento dell’energia che si può estrarre dal moto delle onde
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               marine, un fenomeno fisico che coinvolge quantitativi di energia gran-
               dissimi, addirittura spaventosi. E il principale di questi problemi sta nel
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