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significativi esborsi finanziari. L’Italia si distingue come una delle nazioni
          più vulnerabili dal punto di vista idrologico in Europa, con il 94% delle sue
          regioni amministrative alle prese con varie forme di instabilità idrologica
          secondo il Rapporto ISPRA sull’instabilità idrogeologica (Trigila et al., 2021).
          Questa situazione è destinata ad aggravarsi nei prossimi anni, in particolare
          sotto  lo  spettro  del  cambiamento  climatico,  che  prevede  una  marcata
          riduzione  delle  precipitazioni  medie  insieme  a  un  aumento  degli  eventi
          meteorologici estremi, aumentando potenzialmente la frequenza e la gravità
          delle perturbazioni idrologiche come le inondazioni (EEA, 2017; Panagos et
          al.,  2021).  Il  paesaggio  geografico  dell'Italia  è  caratterizzato  dal  41,6%  di
          terreno  collinare,  dal  35,2%  di  regioni  montuose  e  dal  23,2%  di  terreno
          pianeggiante,  prevalentemente  occupato  da  insediamenti  urbani.  Gli
          ecosistemi  naturali,  comprese  le  foreste,  sono  prevalentemente  situati  in
          terreni  collinari  e  montuosi.  Di  conseguenza,  a  causa  dei  modelli  di
          precipitazione  mediterranei  prevalenti  nel  paese,  l'Italia  registra  un  tasso
          medio annuo di erosione del suolo notevolmente più elevato all'interno delle
          aree boschive rispetto ad altre regioni europee, come chiarito da Borrelli et
          al. (2017). In particolare, gli ecosistemi forestali italiani presentano un tasso
          medio  annuo  di  erosione  del  suolo  di  0,33  t/ha/anno,  superando  i  tassi
          osservati nelle foreste mediterranee (0,18 t/ha/anno) e in altre controparti
          europee (0,003 t/ha/anno). Data la sostanziale proporzione (42,3%) della
          copertura forestale italiana costituita da boschi cedui, che intrinsecamente
          generano una maggiore erosione del suolo rispetto alle foreste ad alto fusto,
          diventa imperativo ideare strategie selvicolturali volte a mitigare l'erosione
          del suolo post-raccolta e la successiva instabilità idrologica. Per perseguire
          questo obiettivo,  si  esamina  qui  l'efficacia della  matricinatura  a  bande
          (in  inglese  Banded  Standards  Method  o  più brevemente BSM), un  metodo
          selvicolturale del ceduo ipotizzato da Del Favero (2001) e concettualmente
          esaminato dal nostro team di ricerca (Schirone et al., 2021). La distinzione
          principale  tra  le  due  tecniche  di  gestione  dei  boschi  cedui  risiede  nella
          disposizione  degli alberi che  rimangono nella foresta  dopo  l'abbattimento,
          noti  come  matricine.  Nella  matricinatura  più  comune (in inglese Scattered
          Standards Method o più brevemente  SSM),  essi  sono  dispersi  diffusamente



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