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Ierobotanica rituale e fitonimie sacre greco-italiche
tra X e XIII sec. d.C. dell’avversità, nonché di una vera e propria
“demonizzazione” del bosco (specie dopo l’XI sec.), dell’incolto
e del selvaggio sentiti come “nemici” a tutti gli effetti - l’episodio
del missionario Girolamo di Praga che cercava di convincere i
Lituani “miscredenti”, convertiti al Cristianesimo solo nel XIV
sec., ad abbattere i loro boschetti sacri, cfr. infatti J. Frazer, Il
Ramo cit., p. 148. Sulla categorizzazione di alcuni dei numerosi
episodi, cfr. F. Cardini, “Boschi sacri e Monti sacri fra tardoanti-
co e altomedioevo”, in Monteluco cit., in part. pp. 12-13, e nota 37,
p. 15, e pp. 16-17 (esempi di “dendrolatria” balto-slava e celto-
germanica). Utile anche la breve ma eloquente rassegna sui cri-
stiani persecutori dei boschi sacri, di J. Brosse, Mitologia degli
Alberi. Dal giardino dell Eden al legno della croce, Milano 2007, pp.
156-158.
(27) Cfr. P. Lieutaghi, Il libro cit., vol. II, p. 703. Cfr. poi M. Pasto-
reau, Medioevo simbolico, Roma-Bari 2005, pp. 81-86, ove si pon-
gono interrogativi molto interessanti sulle valenze e l’uso del
legno di alberi ritenuti benefici (tiglio, frassino, faggino, olmo) e
di altri ben noti come malefici (tasso, noce, ontano), anche per
alcune peculiari proprietà tossiche. Cfr. anche Id., La foret médié-
vale: un univers symbolique, in Le Chàteau, la Foret, La Chasse. Actes
de II rencontres internationales de Commarques (23-25 sett. 1988),
Bordeaux 1990, pp. 83-98.
(28) Su cui cfr. J.-L. Gaulin, Tra silvaticus e domesticus: il bosco nella
trattatistica medievale, in Il bosco nel Medioevo (a c. di B. Andreolli,
M. Montanari), Bologna 1995, pp. 68-78. Sul bosco nell’epica
cavalleresca ed in Dante, Petrarca, Boccaccio, cfr. P. Golinelli, Tra
realtà e metafora: il bosco nell immaginario letterario medievale, in Il
bosco cit., pp. 79-100, ed ivi bib. Sul bosco magico ed incantato,
tra Boiardo e Tasso, cfr. M. Calvesi, Gli incantesimi di Bomarzo. Il
sacro bosco tra arte e letteratura, Milano 2000, pp. 207-215.
(29) Cfr. infatti F. Coarelli, “I luci del Lazio: la documentazione
archeologica”, in Les Bois sacrés cit., pp. 46-52. L’autore poi (p.
46), evidenziando i dati epigrafici desunti anche dalle fonti lette-
rarie, fa notare che “fin dalla più antica testimonianza della
parola cui si possa attingere (e che risale con tutta probabilità
alla fine del VI sec.), lucus è proprio un quid in qualche modo
artificiale, ossia lo stesso santuario costruito artificialmente con i
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