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Le vespe: un caso di sociogiologia culturalmente mediato



            dalla comunità tradizionale alla questione annosa dell’integrazione
            sociale. Una semplice astrazione contestuale permette di coglierne l’a-
            nalogica coincidenza. Storicamente la coesione sociale era assicurata
            anche e soprattutto additando la diversità (considerata deviante), il
            “negativo” riconoscimento della alterità assurgeva a momento fondan-
            te l’identità e l’appartenenza al gruppo nativo.
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               Una convinzione prassomorfica , quindi, radicata e diffusa, in
            qualche misura scontata: nessuna precedente indagine svolta per vali-
            dare scientificamente (confutando o confermando) il tradizionale
            assunto, piuttosto studi finanziati per cercare di capire come gli insetti
            riuscissero ad individuare l’estraneo (tramite la vista, l’udito, l’olfatto, il
            comportamento, etc…).
               Quale motivazione spinge il gruppo di studio a riesaminare il caso
            della socievolezza limitata? Perché riaprire una questione che sembrava
            potersi ritenere chiusa una volta per tutte? Donde la necessità di sotto-
            porre a nuova verifica scientifica l’assunto della socievolezza limitata?
               Ecco la spiegazione di Bauman. Le credenze umane tendono a muta-
            re col tempo. Quanto oggi si reputa giusto e buono, domani potrebbe
            non esserlo più, anzi difficilmente lo sarà. La proteiforme cultura umana
            celebra valori e simboli esposti a dinamica e periodica svalutazione. Non
            sfuggono a questa legge le accreditate convinzioni prassomorfiche quan-
            do si trovano sopravanzate da nuove prassi umane.
               Quella che si considerava una questione risolta veniva a riproporsi in
            tutta la sua critica attualità.
               Seguono le risultanze finali della ricerca:
            • il 56% delle vespe operaie cambiano alveare nella loro vita;
            • gli alveari oggetto dello studio sono di norma popolazioni miste
               dove vespe native e vespe immigrate lavorano spalla a spalla e vivo-
               no vis à vis (l’ausilio degli strumenti di identificazione elettronica per-
               mette di risalire ai movimenti tra nidi);
            • le vespe immigrate non vengono affatto discriminate o marginaliz-
               zate, quanto piuttosto integrate pienamente.



            4 (n.d.r.) Il prassomorfismo individua una modalità di lettura sociale influenzata culturalmente, prati-
               che e condotte diffuse e dominanti all’interno della comunità corrente condizionano l’elaborazione  Anno
               di corrispondenti visioni sociali. Caso storico di prassomorfismo è l’antropomorfismo nella versio-
               ne critico-teologica elaborata dal presocratico Senofane di Colofone (VI° secolo a.C.). Attribuire
               agli Dei forme esteriori, caratteristiche psicologiche e passioni uguali o del tutto analoghe a quelle  IV
               umane, è la grande e grave responsabilità riconosciuta dal filosofo a quella primigenia tipologia di  -
               prassomorfismo rappresentata dall’antropomorfismo.                       n.

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