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La sensibilità ecologica al centro del nuovo “Sogno europeo”


            prietà privata e Stato nazionale - così come lo abbiamo conosciuto finora
            - appare destinato a mutare: comunicazione e globalizzazione tendono
            infatti a trasformare la natura stessa del mercato, e con essa il ruolo e la
            natura dello Stato. La disponibilità al cambiamento diventa essenziale: gli
            USA appaiono allo stesso tempo ideologicamente legati e costretti alla
            perpetuazione del vecchio sistema. Si spiegherebbe così l’interesse per la
            costruzione europea, che non è un’entità territoriale, che non è uno Stato,
            sebbene si comporti come tale: il Sogno europeo, con il suo accento sul-
            l’inclusività, sulla diversità, sui diritti umani universali e sui diritti della
            natura, apparirebbe sempre più affascinante per una generazione ansiosa
            di essere connessa globalmente e, nello stesso tempo, radicata localmente.
               All’interno della sua opera Rifkin giunge ad affermare: «Il Sogno ame-
            ricano è troppo centrato sul progresso materiale personale e troppo poco
            preoccupato del benessere generale dell’umanità per continuare ad avere
            fascino e importanza in un mondo caratterizzato dal rischio, dalla diversi-
            tà e dall’interdipendenza: è diventato un sogno vecchio, intriso di una
            mentalità legata a una frontiera che è stata chiusa tanto tempo fa».
               E mentre lo “spirito americano” guarda stancamente al passato, nasce
            un Sogno europeo, più adatto ad accompagnare l’umanità nella prossima
            tappa del suo percorso: un sogno che promette di portare l’uomo verso
            una consapevolezza globale, all’altezza di una società sempre più intercon-
            nessa e globalizzata.
               Il Sogno europeo pone l’accento sulle relazioni comunitarie più che
            sull’autonomia individuale, sulla diversità culturale più che sull’assimilazio-
            ne, sulla qualità della vita più che sull’accumulazione di ricchezza, sullo
            sviluppo sostenibile più che sulla illimitata crescita materiale, sul “gioco
            profondo” più che sulla incessante fatica, sui diritti umani universali e su
            quelli della natura più che sui diritti di proprietà, sulla cooperazione glo-
            bale più che sull’esercizio unilaterale del potere.
               Il Sogno europeo è germogliato al crocevia fra la postmodernità e
            l’emergente era globale, e rappresenta il ponte che può colmare la distan-
            za fra le due epoche.
               All’interno di questo schema il Sogno europeo appare come il tentati-
            vo di creare una nuova Storia.                                                 .1
               Questo sogno sarebbe potente ed affascinante in quanto riserverebbe         oI-n
            grande attenzione ad aspetti come la qualità della vita, il rispetto dell’am-  n
                                                                                           n
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