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La sensibilità ecologica al centro del nuovo “Sogno europeo”


            del tentativo di realizzare il primo governo a rete, nel cui ambito tutti i
            nodi discutono tra loro, si confrontano tra loro, si alleano.
               «A Bruxelles per la prima volta ci si è messi insieme sulla base della
            pace, dei diritti umani universali, su un’idea e non su un territorio».
               Nel suo libro Rifkin afferma che il Sogno americano non ha più la
            forza di un tempo, che ha oramai perso il suo smalto e che sta per essere
            sostituito da un Sogno europeo, ad esso speculare, ma più adatto al
            mondo globalizzato.
               Mentre i pilastri del Sogno americano sarebbero rappresentati da indi-
            vidualismo, responsabilità, autonomia e mobilità, il Sogno europeo sareb-
            be incardinato su un concetto di libertà (che significa qualità dei rapporti
            e accesso alla comunità, coinvolgimento nelle relazioni e nelle dinamiche
            sociali) accompagnato da sensibilità nei confronti dell’ambiente, della qua-
            lità della vita (basata su un equilibrato rapporto tra tempo libero e tempo
            lavorativo) e dello sviluppo sostenibile.
               Alla luce di tutto ciò Bush avrebbe vinto perché oggi - più di chiunque
            altro - è colui che è in grado di rappresentare il Sogno americano: anzi, egli
            stesso è una icona di questo sogno. Rifkin riassume così questa dinamica:
            «Oggi il Sogno americano, fortemente nazionalista, è un sogno per cui
            morire, mentre il Sogno europeo è un sogno per cui vivere».
               All’interno del Sogno europeo una posizione privilegiata è occupata
            dalla questione dell’economia all’idrogeno. Infatti, partendo dalla conside-
            razione che la politica energetica di un Paese è l’esatto riflesso di come è
            costruita la sua società, Rifkin rileva come un’economia basata sul petro-
            lio e sui combustibili sia strutturata su poche società che gestiscono un
            potere enorme, ed è dunque una struttura gerarchizzata e aggressiva. Al
            contrario, una società basata sulle energie rinnovabili è fondata sulle reti,
            su un potere orizzontale, diffuso: l’autore auspica che l’Europa dia vita a
            un sistema di gestione dell’energia di questo tipo: e cioè democratico, oriz-
            zontale e partecipativo. L’idrogeno rimane quindi un elemento fondamen-
            tale per definire qualsiasi scenario della futura politica energetica mondia-
            le. Allo stesso modo, Rifkin riflette su come il primato della proprietà pri-
            vata, di fronte all’ondata delle nuove tecnologie, stia subendo colpi: «Lo
            scambio di proprietà sui mercati nazionali lascerà sempre più spazio, nel
       A
       n
       n
            ventunesimo secolo, a nuove relazioni di accesso in ampie reti globali».
               Seguendo il suo ragionamento, dunque, il rapporto tra regime di pro-
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