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Contributo per la realizzazione di un Arboreto in Roma
stive o arboree, di cui è andato perduto l’indigenato o che non si sono mai
rinvenute allo stato spontaneo. Basti considerare, al riguardo, la distruzio-
ne delle foreste amazzoniche con la contemporanea eliminazione di spe-
cie addirittura ancora sconosciute o poco studiate o il caso della Ginkgo
biloba L., mai rinvenuta in natura.
Colori autunnali nell’Arnold Arboretum, Boston (foto V. Alliegro)
Ma le affascinanti realtà vive, dimostrabili egregiamente con un ben
organizzato arboreto, suscitano interesse ed appassionano alla natura per
farne oggetto di studi, di ricerche o semplicemente per ammirarne e/o
assaporarne quelle peculiari amenità di cui si è fatto cenno.
Con una simile istituzione l’osservazione e la sperimentazione sulle
piante di ordine agronomico, dendrologico, ecofisiologico, fitosociologi-
co, forestale, genetico, merceologico, morfologico, sistematico, tassono-
mico e quant’altro, diverrebbero facilmente accessibili a studiosi, a ricer-
catori, a cultori della materia o a docenti e discenti di ogni ordine e grado.
Qualcuno potrebbe comunque obiettare che, con l’influenza di deter-
minate condizioni ambientali riscontrabili in una stazione, alcuni significa- .1
tivi caratteri, quali la forma dell’albero o dell’arbusto, potrebbero subire oI-n
modificazioni e che, per ovviarvi, sarebbe meglio studiare l’esemplare in n
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