Page 274 - Rassegna 3-2016
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PANORAMA INTERNAZIONALE

      L’Italia, è giusto metterlo in evidenza, rappresenta un caso limite di tale
scenario. Dopo l’ineguagliata grandezza dell’impero di Roma, la penisola è stata
segnata da lunghi secoli di stasi e dominazione esterna, ravvivati dall’esplosione
della genialità rinascimentale - ma solo nell’ambito delle arti e delle scienze. Con
l’ottocento, una sofferta unità nazionale ha reso possibile la crescita di uno stato
che, fra le mille insidie del novecento, è comunque riuscito a collocarsi fra i
paesi più significativi del pianeta, più o meno sotto ogni profilo e senza perdersi
a giocare con le varie sigle “G” seguite da un numero, classifica di potenza ine-
vitabilmente arbitraria.

      Ma veniamo alla Persia. Mezzo migliaio d’anni prima di Cristo essa era in
grado di minacciare direttamente la Grecia, culla della cultura occidentale
moderna. La penetrazione islamica in Persia sancì una svolta di enorme portata
nelle future vicende del paese, poiché venne a esistere una realtà non-araba (aria-
na, se si vuole scomodare lo sgradevole concetto di “razza”) e sciita, cioè appar-
tenente a una minoranza del mondo islamico in continua lotta con il dominante
credo sunnita. Vi erano tutti i presupposti per uno stato diverso, per una sorta
di “eccezionalismo persiano” nella galassia mediorientale e musulmana.

      Il medioevo della Persia fu più lungo di quello italiano. Sebbene non sog-
getto a un dominio coloniale, il paese si presentava agli inizi del novecento in
condizioni di evidente arretratezza economica e sociale, nonché di carente
capacità di tutela della propria sovranità nazionale. Si pensi solo agli accordi fra
Gran Bretagna e Russia del 1907, che stabilivano ben delimitate zone d’in-
fluenza dei due stati nella Persia, crocevia strategico fra l’Europa e l’India (bri-
tannica!).

      Lo sfruttamento della formidabile ricchezza petrolifera locale ebbe inizio
proprio in quegli anni e fu monopolizzato dagli inglesi, attraverso l’Anglo
Persian (poi Iranian) Oil Company, pianeta della galassia British Petroleum. La
Compagnia, a partecipazione governativa britannica, divenne esempio paradig-
matico di una modalità di rapporto fra stati che potremmo definire “para-colo-
niale”: pagando miseri profitti al governo di Teheran, ma sostituendosi a esso
nell’erogazione di servizi alla popolazione persiana in un clima di evidente
paternalismo (post)vittoriano, Londra teneva di fatto in pugno le scelte del
paese mediorientale.

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