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PANORAMA INTERNAZIONALE
Perché mai uno dei maggiori produttori al mondo di petrolio dovrebbe
mettersi a costruire centrali atomiche per l’energia elettrica? E perché no, visto
che i giacimenti non sono infiniti e uno stato sovrano può ben preferire ven-
dere il petrolio agli altri invece che bruciarselo in casa? Ovvio che fra centrali
energetiche e bombe atomiche il confine scientifico e tecnologico è appena per-
cettibile e Teheran vuole entrambi i risultati, proprio in una evidente manifesta-
zione di forte auto-coscienza nazionale di cui sopra, certo perseguita dal gover-
no ma anche condivisa dalle masse, non aliene al concetto di una “grande
Persia”. Essere potenza atomica rappresenterebbe per il paese un salto di qua-
lità definitivo, nel ranking delle potenze d’area - quanto meno.
Se vista in prospettiva principalmente anti-israeliana, l’atomica iraniana
appare certo non accettabile dagli israeliani stessi. C’è tuttavia da chiedersi
quanto un attore razionale come l’Iran, inteso alla supremazia regionale, possa
realmente valutare in modo serio l’utilizzo di armi di distruzione di massa con-
tro un avversario, con il quale appaiono ormai evidenti molti obiettivi non
divergenti nelle politiche mediorientali - si pensi solo alla Siria. Senza poi con-
tare, e non è un dettaglio da poco, la devastante reazione punitiva, israeliana e/o
statunitense, alla quale l’Iran sarebbe sottoposto. C’è quindi anche da chiedersi
se la propaganda anti-sionista iraniana, comunque meno veemente che in pas-
sato, non rappresenti soprattutto una sorta di “obbligo istituzionale d’immagi-
ne” per un paese seriamente islamico, sunnita o sciita esso sia.
E’ molto più verosimile che una capacità atomica rappresenti per Teheran
un fattore di status politico, come già ipotizzato, e di garanzia di sicurezza nella
violenta guerra di religione oggi in atto fra sciiti e sunniti, considerando anche
il già esistente armamento nucleare del Pakistan sunnita - ufficialmente, ovvio,
schierato contro l’India. E’ da sperare che, come per il mondo cristiano dopo
la guerra dei trent’anni, quando un modus vivendi fra cattolici e riformati fu
trovato in Westfalia, anche il mondo musulmano possa definire suoi equilibri
pacifici, magari in tempi non troppo dilatati e attraverso esperienze non cata-
strofiche.
Sembra dunque un passo fondamentale, per l’auspicabile stabilizzazione
del Medio Oriente, l’accordo sul programma atomico iraniano, firmato nel
luglio del 2015 e reso operativo nel gennaio di quest’anno. Se, come si sostiene
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