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IL RAPPORTO TRA ANONImATO ONLINe e SICuRezzA
3.9.1. Differenti approcci del fornitore di servizio alla collaborazione
Un siffatto impianto di collaborazione, che non garantisce disponibilità dei
dati e che lascia ampio margine discrezionale al soggetto privato, rappresenta un
limite significativo per l’attività di indagine e permette agli operatori digitali
approcci variegati alla collaborazione con le autorità.
Al di là degli obblighi normativi esistenti, per questi operatori la partecipa-
zione alle attività di indagine si configura, in primis, come una partecipazione
‘interessata’.
In questo senso, la condivisione di informazioni con l’Autorità Giudiziaria
è subordinata, dal punto di vista degli operatori, al mantenimento di una reputa-
zione positiva, reale o percepita, in materia tutela della privacy della propria uten-
za. Tale percezione costituisce un presupposto ‘di immagine’ imprescindibile e,
di conseguenza, un elemento cruciale per il l’affermazione commerciale delle
piattaforme stesse (la stessa META sul proprio sito esplicita che il principio ispi-
ratore della collaborazione con le Forze dell’Ordine è “garantire un’esperienza
sicura all’utente e tutelare la sua privacy”).
4. Riflessioni conclusive
Bisogna considerare che la trasversalità degli interessi in gioco e la molte-
plicità delle dimensioni connesse al fenomeno della digitalizzazione comporta-
no un difficilissimo bilanciamento degli interessi dei soggetti coinvolti - più o
meno consapevolmente e più o meno direttamente - in attività illecite online.
Da un lato, c’è il bisogno di proteggere i diritti individuali alla privacy e all’ano-
nimato online, a garanzia della libertà di espressione, della protezione dei dati
personali e della sicurezza degli utenti contro possibili abusi e sorveglianza non
autorizzata. Dall’altro lato, c’è la necessità di prevenire e combattere attività
illecite, dal terrorismo alla diffamazione o altre forme di abuso online. Le auto-
rità devono essere dunque messe nella condizione di avere gli strumenti atti a
identificare e perseguire i criminali che utilizzano l’anonimato online per com-
piere reati.
Questo contesto ha contribuito allo sviluppo di un impianto normativo
che nel suo complesso, benché pregevole e per certi versi pionieristico, non con-
sente tuttavia di contrastare sistematicamente l’utilizzo improprio degli strumen-
ti che garantiscono l’anonimato online.
L’efficacia di tale impianto normativo probabilmente continuerà a dipen-
dere in larga misura dalla volontà collaborativa delle piattaforme oltre che dalla
capacità impositiva delle autorità competenti, elementi che richiederanno un
monitoraggio costante ed eventualmente ulteriori interventi legislativi futuri.
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