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I TENTACOLI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA
                        SULLE SOVVENZIONI DELLA COMUNITÀ EUROPEA PER L’AGRICOLTURA




                    Eppure, l’istituzione dell’Unione Europea, oltre ad essere stata la finaliz-
               zazione degli ideali europeisti che guardavano ad una federazione democratica
               ispirata ai principi di pace e libertà, rappresentava anche la risposta degli Stati
               alla conclamata impotenza rispetto a determinate tipologie criminali. Al punto
               che nel Trattato istitutivo dell’Unione (del 2007) si individuano aree comuni di
               intervento: terrorismo, criminalità organizzata, tratta degli esseri umani, traffico
               di stupefacenti e di armi, riciclaggio di denaro, corruzione, contraffazione, tra
               le principali. Si tratta di una elencazione in cui non è però indicato quel feno-
               meno che, ove presente, tende a inglobare tutti gli altri: quello mafioso.
                    Dal 2007 sono passati quasi vent’anni. Oggi, se non altro, è piena la consa-
               pevolezza che i fenomeni criminali più sistemici e pervasivi ledono gli interessi
               finanziari dell’Unione Europea - le principali e più lucrose tipologie di truffe
               sono finalizzate a conseguire appunto fondi comunitari - e non possono essere
               contrastati a livello domestico, neanche le mafie, che per la prima volta nella loro
               storia guardano alla terra come sinonimo di proprietà a fini di profitto; e guar-
               dano  a  Bruxelles  per  accaparrarsi  denari  illeciti.  Un  problema  criminale  non
               nazionale, ma di portata globale. E questo studio sulla «mafia dei pascoli» - con-
               dotto brillantemente da due ufficiali dell’Arma dei Carabinieri, primo avamposto
               del contrasto ad ogni forma di illegalità nel Paese - ne è un’ulteriore riprova.

               2.  Dinamismo evolutivo della mafia arcaica: l’ossimoro
                    Le origini del fenomeno mafioso siciliano non sono ben note. Un approc-
               cio storico collocherebbe l’origine della mafia arcaica nel Medioevo, in partico-
               lare nel periodo che intercorre tra la resistenza araba e l’invasione Normanna.
               Tuttavia, le tesi più accreditate sono concordi nel ritenere che la nascita di Cosa
               nostra, per come la intendiamo oggi, risalga al periodo ottocentesco e sia legata
               all’abolizione del sistema feudale. Con la Costituzione di Sicilia del 1812, il tra-
               sferimento della proprietà terriera alla borghesia indusse i nuovi possidenti ad
               organizzare bande per il controllo territoriale che fungevano da mediatori tra
               contadini e nuovi proprietari, offrendo protezione ai nuovi affiliati. Dopo l’Unità
               d’Italia il fenomeno mafioso subì una forte progressione, sperimentando il coor-
               dinamento tra le cosche che rappresentarono, di lì in avanti, l’ossatura mafiosa .
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                    La probabile sottovalutazione del fenomeno consentì la penetrazione della
               mafia nelle Istituzioni, permettendo alla stessa di percorrere la strada per rag-
               giungere una connotazione “urbana” attirata dalle nuove fonti di profitto quali
               ad esempio edilizia, mercati legali e appalti.

               2    Lupo  S.,  Storia  della  Mafia,  La  criminalità  Organizzata  in  Sicilia  dalle  origini  ai  giorni  nostri,
                    Donzelli, Roma, 2004.

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