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L’ESPANSIONE VIOLENTA DI UN’ORGANIZZAZIONE MAFIOSA
                                           LA SOCIETÀ FOGGIANA




                    Con la sentenza “Panunzio”, la Corte di Assise di Foggia delineava l’esi-
               stenza di una struttura associativa con carattere mafioso, denominata “Società”,
               suddivisa  in  batterie  aventi  potenti  forme  di  controllo  del  territorio  della
               Capitanata, capacità di penetrazione in apparati istituzionali e capacità di previ-
               sione di eventuali rischi derivanti dall’infedeltà di taluni soggetti. “Una mafia
               molto strutturata e compatta capace di fare rete e di creare interconnessioni oltre che con le
               mafie storiche, campane e calabresi anche con quelle trans-adriatiche, non disdegnano l’ado-
               zione di efferati programmi di espansione territoriale extraregionale” ; una criminalità,
                                                                         (2)
               dunque, con origini riconosciute in punto di diritto verso la metà degli anni
               novanta ma saldamente ancorate alle famigerate associazioni mafiose, con uno
               sguardo proiettato al futuro.
                    Origini che storicamente risalgono agli inizi degli anni Ottanta, quando
               Raffaele Cutolo, il boss di Ottaviano soprannominato “O’ Professore”, al fine
               di  estendere  i  confini  della  Camorra,  decise  di  esportare  la  Nuova  camorra
               organizzata in Puglia (Nco). Alla luce di questo, da latitante, presenziò un sum-
               mit presso l’Hotel Florio, lungo la statale 16 tra Foggia e San Severo, ove affi-
               liando una quarantina di criminali  tra i più talentuosi delinquenti pugliesi e
                                                 (3)
               conferendo loro i gradi, sia ai liberi che in carcere, ridefinì gli assetti del potere,
               dando vita alla criminalità organizzata foggiana. “Una sorta di colonizzazione da
               parte dei gruppi mafiosi operanti nelle regioni del Mezzogiorno”, così viene definita la
               situazione degli anni Ottanta nella relazione del 1993 presentata dal ministero
               dell’Interno sullo sviluppo della criminalità in Puglia, evidenziando una vera e
               propria importazione di modelli culturali.
                    “Mi risulta che i camorristi pugliesi erano organizzati in una associazione denominata
               Nuova camorra pugliese, o qualcosa del genere, affiliata alla nostra.
                    I suoi capi erano:
                      per Bari Fusco Alessandro;
                      per Foggia Iannelli Pino e Cappellari Cosimo;
                      per Lecce Bruno e Remo De Matteis;
                      per Taranto Gaetano Belfio.
                    I proventi ricavati dalle varie imprese criminose compiute in Puglia da questa organiz-
               zazione  venivano  divisi  con  la  Nuova  camorra  organizzata  e  materialmente  riscossi  da
               Casillo Vincenzo”, racconta il “pentito” Pasquale D’Amico .
                                                                      (4)
               (2)   P. 174 della I Relazione semestrale della Dia al Parlamento, anno 2021.
               (3)   P. 204 del “Rapporto sul fenomeno della criminalità organizzata, presentato nel 1992, dal Ministro
                    dell’Interno Mancino”.
               (4)   Il “pentito” Pasquale D’Amico, è uno dei pentiti più noti della Nuova Camorra Organizzata
                    di Cutolo, condannato dal 1979 per l’appartenenza al citato sodalizio criminale ma anche per
                    alcuni omicidi avvenuti nelle carceri italiane.

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