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GLI INSEGNAMENTI DI MIO PADRE
Perché era comunque suggerito dalla necessità di garantire l’efficienza del ser-
vizio di ordinaria amministrazione. Un’efficienza che egli sapeva bene non potere
nascere da una routine priva di controlli e di forti motivazioni. Ma che necessitava di
accertamenti continui da un lato e di cura amorevole dall’altro. Da qui la leggenda
che nacque nella Sicilia occidentale tra il 1966 e il 1973. Del colonnello che poteva
arrivare inaspettatamente anche di notte nella stazione più lontana da Palermo. Che
a mezzanotte, dopo una serata trascorsa a casa a lavorare sulle pratiche d’ufficio, e
quindi dopo avere comunque assolto alla sua funzione di marito e padre (trascorrere
la serata in famiglia…), decideva di prendere l’auto di servizio con il fido appuntato
Galluccio e di andare a visitare qualche stazione, senza mai nulla anticipare sulla desti-
nazione, neanche a chi lo accompagnava (“andiamo a est”…). Il fatto è che voleva
verificare di persona quale Arma avrebbe incontrato di notte il cittadino bisognoso,
o quale efficienza avrebbe espresso l’Arma stessa davanti a emergenze impreviste.
Fiorirono a proposito di questa sua abitudine aneddoti anche divertenti sui marescial-
li che si avvertivano telefonicamente l’un l’altro (una telefonata la raccolse lui stesso:
“occhio alla penna, c’è il colonnello”). Non si trattava però solo di verificare lo stato
dei registri e degli altri documenti obbligatori o lo sviluppo delle attività svolte quo-
tidianamente. Ma anche di conoscere direttamente i suoi sottufficiali e carabinieri, di
avere informazioni di prima mano sulle loro necessità operative o familiari.
Padova, 23 dicembre 1981. Il comandante della 1 Divisione Carabinieri “Pastrengo”, Generale
a
Carlo Alberto dalla Chiesa, saluta un suo vecchio collaboratore prima di assumere l’incarico di
Vice Comandante Generale
(Fonte: Direzione dei Beni Storici e Documentali dell’Arma dei Carabinieri, documentoteca 1606.13)
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