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LEADERSHIP E DISIMPEGNO MORALE




                    È stato ipotizzato, dunque, che la teoria implicita della buona cittadinanza
               moderasse la relazione tra la richiesta immorale del leader a contribuire alla
               leadership non etica e la compiacenza del sottoposto unicamente nel caso in cui
               il leader avesse offerto un legame consequenziale tra la sua indicazione e un esito
               positivo per l’organizzazione. Il campione di questo studio era composto da
               165 partecipanti, di età media di trentanove anni circa, i quali furono suddivisi
               in tre gruppi, di cui il primo era di controllo e gli altri erano sperimentali.
                    Nel primo gruppo sperimentale, la richiesta discriminatoria del leader non
               offriva alcuna giustificazione, mentre, nel secondo gruppo sperimentale, come
               nel primo studio, veniva aggiunta la prospettiva di fare del bene per l’organiz-
               zazione. I risultati hanno confermato l’ipotesi, affermando, appunto, che coloro
               che presentavano una teoria implicita della buona cittadinanza contribuivano a
               una leadership non etica, obbedendo alla richiesta immorale di un superiore, sol-
               tanto nel caso in cui venisse offerta loro una prospettiva secondo la quale quella
               condotta potesse portare dei forti benefici all’organizzazione.
                    Questi due studi dimostrano, in conclusione, non solo che la suscettibilità
               a una leadership immorale non richiede necessariamente dei tratti o dei motivi
               negativi, ma anche che l’esecuzione delle indicazioni immorali del leader possono
               essere il risultato di un processo non consapevole, evidenziando il ruolo che
               potrebbero ricoprire i meccanismi di elaborazione delle informazioni di natura
               più automatica nell’eseguire un’azione immorale . Tutti i suddetti studi, dunque,
                                                            (33)
               contribuiscono  ad  una  migliore  comprensione  delle  dinamiche  di  influenza
               reciproca tra un leader e i suoi seguaci, spiegando, da una parte, le modalità, con
               le quali un leader è in grado di convincere i suoi sottoposti ad agire immoralmente
               per aiutarlo a ottenere ciò che desidera e, dall’altra, come chi lo segue reagisce
               alla richiesta del leader di violare delle norme morali.


               5.  Conclusioni
                    Appare chiaro, dunque, che il disimpegno morale possa essere individuato
               all’interno di molti contesti in cui le persone agiscono, quali quello aziendale,
               quello sanitario, o anche quello relazionale nella vita quotidiana. Infatti, anche
               secondo Bandura, tutti noi tendiamo, in determinate situazioni e con differenti
               gradi di intensità e frequenza, a ricorrere ai meccanismi del disimpegno morale,
               per alleviare il senso di colpa che proviamo nel momento in cui intervengono
               le nostre autosanzioni morali, che si attivano quando gli esiti di una nostra azione
               non sono coerenti con i nostri standard morali interni.
               (33)  KNOLL, SCHYNS e PETERSEN, 2017.

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