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IL RUOLO DELLA BIOLOGIA E DELLA GENETICA FORENSE
NELL’ASSISTENZA ALLE VITTIME DI VIOLENZA
➣ Anche laddove la ricognizione dei reperti consenta poi di osservare
potenziali tracce biologiche umane una problematica tutt’altro che infrequente
è legata ai materiali biologici per i quali non esistono accertamenti di laboratorio
specifici in grado di diagnosticarne la natura biologica, in primis le tracce da con-
tatto o le secrezioni di origine vaginale. Una situazione analoga si verifica lad-
dove siano presenti quantità presumibilmente molto limitate, al limite delle
attuali potenzialità analitiche, di una determinata traccia (tipico è il caso di
microtracce e tracce latenti) e l’analista deve privilegiare l’analisi del DNA alla
diagnosi del tipo di fluido biologico depositato . In tutti questi casi in cui
(71)
l’analisi di tipizzazione del DNA consente di ottenere il profilo genetico del
donatore della traccia di cui tuttavia non può essere determinata la natura,
l’esperto può ricorrere ad altre considerazioni di carattere tecnico-scientifico,
logico-deduttivo e fattuale (tipo di reperto, probabile tipologia di contatto, pos-
sibilità di escludere le altre più comuni tipologie di tracce) al fine di inferire, in
maniera suppositiva ma comunque basata su logica e ragionevolezza, la tipolo-
gia del materiale biologico rilevato .
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➣ Una circostanza che può verificarsi per una pletora di motivi che singo-
larmente o sinergicamente possono esserne causa è quella in cui i profili gene-
tici che si ottengono sono caratterizzati da un livello di complessità tecnica tale
da risultare di difficile interpretazione e, quindi, parzialmente o addirittura del
tutto non idonei all’identificazione personale, come nel caso di profili genetici
incompleti a casa dello scarso quantitativo di DNA presente o eventi di degra-
dazione del DNA, profili genetici misti derivanti dal contributo di fluidi biolo-
gici da molteplici soggetti (più di quattro-cinque), oppure dal contributo di sog-
getti legati da legami di parentela (reati commessi in ambito familiare o nel caso
dei maltrattamenti) .
(73)
(71) Considerato che in molte situazioni risulta molto più informativo dal punto di vista investi-
gativo e probatorio poter pervenire all’identificazione certa di un soggetto piuttosto che
all’esatta caratterizzazione del tipo di fluido, spesso, anche in aderenza alle raccomandazioni
del GeFI del 2018, si predilige la tipizzazione del DNA per identificare gli individui coin-
volti.
(72) Se, ad esempio, la violenza viene commessa abusando di una vittima con una mano o un
oggetto i fluidi biologici coinvolti, da cui verranno ottenuti i profili genetici compatibili con
vittima e aggressore, potranno essere secrezioni vaginali e sudore: la loro natura potrà essere
solo inferita, ma non potrà essere, con le analisi ad oggi disponibili, scientificamente acclarata
e dimostrata.
(73) Una situazione che talvolta si osserva è quella in cui, a causa del livello sub-ottimale del DNA
rilevabile, è possibile ottenere dalla traccia solo l’aplotipo Y-STRs, non identificativo dell’in-
dividuo ma, nella migliore delle ipotesi, di una determinata discendenza patrilineare, e non il
profilo autosomico STRs, che invece rappresenta lo strumento elettivo di identificazione per-
sonale.
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