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ROS - TRENT’ANNI DI PROMOZIONE DEI VALORI DELLA COSTITUZIONE



                     La cronaca quotidiana, stressata da vigorose ideologie illiberali e squassata
               dal terrorismo hinc et inde - il 1979 è stato l’anno con il maggior numero di atten-
               tati mentre nel 1980 si toccherà il picco storico delle uccisioni di matrice ever-
               siva -, costringe a guardare con coraggio al tempo presente: «dove la realtà incal-
               za giorno dopo giorno per dirci della sua brutalità, anche la più nobile delle tra-
               dizioni apparirebbe oggi quale stinta oleografia, su cui la patina della sufficienza
               potrebbe aggiungersi a mortificare i credenti».
                     L’allocuzione del Generale si fonda, infatti, dal punto di vista storico, inte-
               ramente sul rapporto tra l’Arma e la Costituzione del 1948. In tale ambito sono
               diverse le «verità» che dalla Chiesa rivendica, a incominciare dal cospicuo numero
               di carabinieri che hanno sofferto o si sono sacrificati per la nostra legge fonda-
               mentale (nel cui novero inserisce doverosamente anche Salvo d’Acquisto; mentre
               noi, purtroppo, dobbiamo considerare anche lui): «È proprio perché la storia
               soccorra nel dar vigore alle mie parole, che intendo attingere oggi a qualche veri-
               tà. È una verità, ad esempio, che la Costituzione nella quale viviamo, che molti
               rammentano e che ogni giorno noi difendiamo, ha visto tra i suoi artefici più
               autentici 2.115 Ufficiali, Sottufficiali e carabinieri caduti ed altri 6.500 feriti; e, fra
               tutti, i nostri martiri di Cefalonia, delle Fosse Ardeatine, di Radicofani, di Fiesole.
               È una verità quella che, alle vostre spalle, si affaccia e si traduce nella forte figura
               di un Salvo d’Acquisto, quasi che, con il petto ampio e generoso, voglia difender-
               vi e dirvi - ancora una volta - che quando per la salvezza del nostro prossimo è
               e deve essere il tributo della vita, è con voi, è con noi la benedizione delle con-
               trade più lontane d’Italia. È una verità quella che, a voi di fronte, pone taluni tra
               i valorosi tuttora viventi, e tra essi - di quell’epoca - il Comandante della Brigata
               “Cento Croci”, poi elevata dal C.L.N. al rango di Divisione partigiana, operante
               al confine del Piemonte e della Liguria; una figura eroica, rimasta negli archivi e
               nella leggenda con il nome di “Richetto”; due volte ferito in combattimento, tre
               volte evaso dalle mani dei suoi carcerieri, protagonista di decine di scontri vitto-
               riosi. Ebbene questo “Richetto” che, già Comandante eroico di una Divisione
               partigiana, è oggi tra noi, era ed è un carabiniere semplice! Si chiama Federico
               Salvestri; fu decorato allora di medaglia d’argento al V.M.; poi scomparve come
               tanti e tanti altri carabinieri nel vuoto e nel nulla, in quella umiltà donde era emer-
               so, contento di fare lo “stradino” in un piccolo paese della provincia di Parma.
               È  una  verità,  ancora,  che  pochi  anni  orsono  un  sindaco  della  provincia  di
               Genova appose sulla facciata di una nostra caserma una lapide in memoria di ben
               sei carabinieri, trucidati dell’aprile 1944 sugli spalti gloriosi della Resistenza; una
               lapide con la quale l’eletto del popolo chiedeva al viandante, ad un qualsiasi vian-
               dante, anche al miscredente, di fermarsi e di onorare quei caduti, quelle divise.


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