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IL RUOLO DELL’ASSISTENZA SANITARIA NEI MILITARI IMPEGNATI ALL’ESTERO



                     I segni ed i sintomi del PTSD riflettono un adattamento persistente e anor-
               male  dei  sistemi  neurobiologici  cerebrali  in  risposta  allo  stress  traumatico.
               L’esposizione allo stress, così pure eventuali traumi cranici diretti, sono responsa-
               bili della disregolazione dei circuiti cerebrali della corteccia pre-frontale, dell’ippo-
               campo, dell’ipofisi, dell’amigdala e dei centri midollari aminergici, che si accompa-
               gnano con un’abnorme regolazione delle catecolamine (adrenalina, noradrenalina
               e dopamina), della serotonina, degli aminoacidi (GABA e glutammato), dei peptidi
               cerebrali  (CRH,  neuropeptide  Y)  e  dei  neurotrasmettitori  oppioidi  endogeni
               (endorfine, encefaline) ed esogeni (morfina, eroina, ecc.). Possono inoltre essere
               coinvolti gli assi endocrini ipotalamo-ipofisi-tiroide ed ipotalamo-ipofisi-surrene,
               con relative disfunzioni sistemiche degli ormoni tiroidei e del cortisolo circolanti.
                     In virtù di questa complessa disregolazione neuro-biologica che si accom-
               pagna al PTSD e che coinvolge più circuiti cerebrali, quale terapia farmacologi-
               ca del PTSD quasi tutte le classi di psicofarmaci sono state somministrate. Gli
               studi più numerosi sono stati compiuti sugli antidepressivi: SSRI (selective sero-
               tonin reuptake inhibitors), MAOi (monoamine oxidase inhibitors), antidepres-
               sivi triciclici e altri serotoninergici quali il trazodone ed il nefazodone.
                     Altre terapie utilizzate per il PTSD prevedono l’impiego di anticonvulsi-
               vanti (carbamazepina, valproato), antiadrenargici, benzodiazepine ed anti-psi-
               cotici (aloperidolo, tioridazina, clozapina, risperidone).
                     La  strategia  terapeutica  per  il  PTSD  prevede  una  iniziale  valutazione
               approfondita del paziente sia nell’ottica di formulare la diagnosi secondo i cri-
               teri fissati dal DSM-V, sia per ricostruirne il funzionamento sociale e globale del
               paziente. A seguire sarà possibile proporre il trattamento più adeguato alla spe-
               cifica situazione del paziente, partendo dallo sviluppo dell’intervento iniziale da
               parte di uno psicoterapeuta che sarà poi il principale detentore del governo cli-
               nico del caso, per poi introdurre gradualmente lo psichiatra di riferimento per
               la terapia farmacologica.
                     Pertanto, figura chiave iniziale nella gestione del PTSD è sicuramente rive-
               stita dallo psicologo, che, una volta valutato il vissuto del paziente ed analizzata
               la sua disfunzione psico-sociale, potrà guidare il percorso diagnostico ed iniziare
               una terapia psicologica riabilitativa. Il supporto psicologico si può rendere neces-
               sario già a partire dalle prime ore successive ad un evento traumatico per poi
               concretizzarsi in un’assistenza estesa e continuata nei mesi successivi al trauma.
               Le vittime di un evento traumatico che possono necessitare di assistenza sono
               di diverse tipologie: persone direttamente coinvolte, parenti e amici, soccorritori
               (militari, volontari, personale sanitario), civili coinvolti, passanti, ed infine le per-
               sone che per un caso fortuito non erano presenti al momento dell’evento trau-
               matico ma che avrebbero potuto anch’esse essere vittime di primo grado.


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