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LIBRI
Per gli autori, “la messa in scena” c’è anche stata, ma parziale. In tal senso ven-
gono evidenziati valori e realtà certamente positivi, atteso che ideali legati ad un
fenomeno storico come la Resistenza, “sia pure con le macchie della rappresaglia
postbellica”, o allo sviluppo significativo della cooperazione, “sia pure con la rendita
politica di cui le imprese cooperative hanno goduto”, come anche l’elevato livello
dei servizi sociali e dell’istruzione, non possono essere certamente sottaciuti.
Eppure un contesto istituzionale ispirato, per sua struttura ideologica, al contrasto
alle disuguaglianze e all’ingiustizia sociale, è stato “sufficiente per essere contro la
mafia lontana” ma non altrettanto efficace contro “la mafia vicina, quella che cresce
a un metro di distanza e frequenta gli uffici o gli studi o le case dei propri amici”.
Sulla questione è richiamato il rilevante contributo offerto da due studiosi bolo-
gnesi , dai quali sono posti in luce tre aspetti idonei a rendere compatibili due real-
(3)
tà apparentemente assai distanti.
Come primo elemento è stato posto in risalto il consolidato sviluppo di
“un’economia privilegiata” che, collegata al settore della cooperazione, può aver
dato luogo ad “un’esenzione o quasi dalle regole del mercato”; il secondo elemento
è stato individuato nel fattore costituito dalla “persistenza di un esclusivismo poli-
tico nel quale insistono gruppi di potere e relative domande di lealtà e rendita poli-
tica”; terzo elemento è quello rappresentato dal “valore del familismo interno allo
sviluppo della piccola e media impresa”.
In Rosso Mafia viene messo in risalto come il processo di erosione di un sistema
abbia poi reso “vizi di fondo” quegli elementi prima considerati come semplici
“prezzi da pagare alle virtù di un sistema”.
In realtà è mutato il contesto combinato di economia e politica, sono venuti
meno i tratti caratteristici del partito pilastro del sistema, il Partito comunista, in
precedenza “partito società, nutrito di popolo”, caratterizzato, anche se con dei
limiti, da “rigore morale interno”, come pure “formidabile meccanismo di integra-
zione sociale e di mediazione istituzionale”. All’assetto ora menzionato sono
subentrate “somme di fazioni e correnti ad alto tasso di individualismo e opportu-
nismo. E un crescente vuoto di popolo”. Viene allora evidenziato il consolidarsi di
un contesto, ispirato in modo rilevante dal prevalere di interessi privati, magari tra-
vestiti “da convenienze collettive o da interesse generale”.
Alla luce di quanto esposto, è risultato allora relativamente agevole ai clan
mafiosi, con i loro supporti legali, l’inserimento in un mondo “permeabile”.
Cambiava, dunque, la tonalità di colore che aveva tradizionalmente contraddistinto
la provincia: sul rosso del sol dell’avvenire era stata passata “una vigorosa pennel-
lata di rosso mafia”. L’attività di analisi viene poi volta ad individuare l’essenza della
’ndrangheta sotto il profilo storico e politico, la sua “anima storica”.
Risulta palese che si tratti di un’associazione mafiosa, atteso che le sue modalità
operative nonché “il clima sociale” dalla stessa creato e per essa fonte di successo,
sono sorretti da fenomeni come l’intimidazione, l’omertà e l’assoggettamento, i tre
requisiti essenziali per riconoscere l’esistenza di questo tipo di associazione previsti
dall’articolo 416-bis c.p., introdotto dalla legge Rognoni-La Torre del 1982.
Ma, viene osservato, tale categoria assume un carattere di eccessiva indetermi-
natezza per precisare con nitidezza di contorni “la qualità concreta dell’attore col-
lettivo di cui abbiamo fin qui parlato”, dato che soggetti di diversa tipologia (dei
(3) Marco SOLAROLI, Marco SANTORO, Forme di capitale mafioso e risonanza culturale. Studio di un caso
regionale e proposta di una strategia concettuale, in POLIS, Ricerche e studi su società e politica, vol.
3, 2017, pp. 375-408.
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